ET.DIRECTORIES - I REPORT DELLE ULTIME TRE SETTIMANE
Quelli che… studiano la sostenibilità/ 119
Nella sua attività quotidiana, ETicaNews riporta o menziona con continuità ricerche, analisi, report sul business sostenibile e responsabile. Di seguito, riportiamo una selezione relativa alle ultime settimane, con una breve sintesi del contenuto e con un rimando al relativo articolo. Questi report sono una minima parte delle centinaia di ricerche che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e costituiscono una parte rilevante del data base accessibile ai registrati ET.pro.
ABBIAMO PARLATO DELLO STUDIO…
“Sustainability strategy and financial performance in the insurance company” (International Review of Economics and Finance)
ARTICOLO: Usa, l’identità Esg spinge le assicurazioni
Lo studio pubblicato su International Review of Economics and Finance evidenzia come le compagnie assicurative americane che integrano strategie Esg nella governance ottengano performance finanziarie superiori rispetto a quelle che non lo fanno. Analizzando 167 assicurazioni internazionali tra il 2018 e il 2022, i ricercatori hanno trovato una correlazione positiva tra un’Esg Identity forte e il return on equity, ma solo negli Usa. In Europa, invece, la performance finanziaria sembra dipendere più dalla dimensione dell’azienda che dall’adozione di pratiche Esg. Secondo gli autori, questo fenomeno è spiegabile con la maggiore maturità del mercato americano, che ha sviluppato strategie sostenibili prima di altri. Il paper sottolinea anche l’importanza della doppia materialità, mostrando come le questioni Esg influenzino direttamente la redditività delle assicurazioni. Inoltre, gli studiosi prevedono che, oltre alle normative, saranno gli stessi mercati finanziari a incentivare l’adozione di strategie Esg, poiché più sostenibilità significa maggiori guadagni.
ABBIAMO PARLATO DELL’ANALISI…
“Landing the Economic Case for Climate Action with Decision Makers” (Boston Consulting Group e University of Cambridge)
ARTICOLO: Bcg, velo d’ignoranza sui costi del clima
Il report di Bcg e Università di Cambridge evidenzia come il mondo non sia sulla giusta traiettoria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C eviterebbe perdite economiche fino al 24% del Pil mondiale, mentre un aumento di 3°C potrebbe ridurre l’output economico tra il 15% e il 34 per cento. Tuttavia, cinque barriere ostacolano l’azione climatica: la scarsa consapevolezza dei costi economici del cambiamento climatico, l’asimmetria temporale tra costi e benefici, la distribuzione iniqua degli oneri tra Paesi, il rischio di polarizzazione economica interna e una sottostima degli impatti sistemici. Per superare l’inerzia, il report propone di riformulare il dibattito sui costi climatici, garantire trasparenza sui rischi dell’inazione, rafforzare le politiche nazionali, rilanciare la cooperazione internazionale e investire nella ricerca sui danni economici. Azioni tempestive potrebbero prevenire il superamento di otto tipping points entro il 2050.
ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…
“The Asian International Bond Markets: Issuance Trends and Dynamics” (International Capital Market Association)
ARTICOLO: La luce Esg che viene dall’Est
L’Asia emerge come attore chiave nella finanza sostenibile, con la Cina in prima linea. Il 20 febbraio, il Ministero delle Finanze cinese ha pubblicato il primo Sovereign Green Bond Framework, favorendo emissioni green di alta qualità. Nel 2024, le obbligazioni sostenibili asiatiche hanno raggiunto i 100 miliardi di dollari (+17% sul 2023), con la Cina che ha rappresentato il 43% del totale. Anche Corea del Sud e Giappone contribuiscono significativamente. In Thailandia, il governo ha lanciato il fondo Thai Esg Extra per incentivare investimenti sostenibili con benefici fiscali, attirando fino a 6,2 miliardi di dollari. Il Giappone, invece, ha rilasciato nuovi standard di rendicontazione Esg allineati a quelli internazionali. L’interesse retail giapponese per l’Esg è moderato: il 47,3% degli investitori considera questi fattori importanti ma subordinati al rendimento. Tuttavia, il 64,3% non è interessato a prodotti Esg, sebbene il 59,4% di chi lo è preferisca fondi focalizzati su aziende environmentally friendly.
ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…
“The Carbon Majors Database – Launch Report” (Carbon Majors)
ARTICOLO: Le aziende di Stato ignorano la crisi climatica
Nel 2023, oltre metà delle emissioni globali di combustibili fossili è stata prodotta da 36 aziende, tra cui Saudi Aramco, Shell ed ExxonMobil, per un totale di oltre 20 miliardi di tonnellate di CO₂. Il report evidenzia che 93 delle 169 aziende analizzate hanno aumentato le emissioni rispetto al 2022, con una crescita del 6,5% nel settore del cemento. Le aziende statali sono responsabili di oltre il 50% delle emissioni fossili e, dal 2016 al 2022, hanno registrato un incremento del 10%, mentre quelle private hanno visto una riduzione complessiva. Saudi Aramco è stata l’azienda più inquinante del 2023, mentre le compagnie cinesi hanno contribuito al 23% delle emissioni globali. Il carbone ha rappresentato il 41% delle emissioni totali. I dati del report sono stati usati in cause legali negli Stati Uniti per chiedere risarcimenti alle aziende fossili. Per rispettare l’Accordo di Parigi, le emissioni dovrebbero diminuire del 45% entro il 2030, ma le grandi compagnie stanno espandendo la produzione. Secondo gli esperti serve un intervento governativo per fermare questa tendenza.isce più rapidamente agli shock Esg, fornendo insight utili per analisti, investitori e policy maker nel monitoraggio del rischio e nell’allocazione del capitale.
ABBIAMO PARLATO DEL PAPER…
“Mutual funds and climate news” (Swiss Finance Institute)
ARTICOLO: I default swaps scattano sui downgrade Esg
Uno studio dello Swiss Finance Institute su 363 aziende statunitensi dimostra che il rischio di credito aumenta quando peggiora il rating Esg o emergono notizie Esg negative. Il Credit Default Swap, usato per misurare il rischio aziendale, registra un aumento dello spread di 1,448 bps il giorno dopo un downgrade di rating Esg e di 3,673 bps nella finestra 5 giorni prima/dopo. Nessuna variazione avviene in caso di upgrade o notizie positive. Il mercato dei Cds è particolarmente sensibile ai downgrade del fattore sociale, data la sua maggiore visibilità pubblica. Tuttavia, tre fattori mitigano l’impatto: sentiment positivo su notizie sociali, trasparenza aziendale e disaccordo tra rating Esg, che riduce la fiducia nelle valutazioni negative. L’aumento dello spread si aggrava per aziende speculative grade, con alta probabilità di default o vincoli finanziari. I risultati mostrano che il mercato dei Cds reagisce più rapidamente agli shock Esg, fornendo insight utili per analisti, investitori e policy maker nel monitoraggio del rischio e nell’allocazione del capitale.
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