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Oh, East is East, and West is West, and never the twain shall meet,
Till Earth and Sky stand presently at God’s great Judgment Seat;
But there is neither East nor West, Border, nor Breed, nor Birth,
When two strong men stand face to face, though they come from the ends of the earth!
[…]
».
[Rudyard Kipling, incipit del poema “The Ballad of East and West”, 1889]
Viene spesso ricordata la prima riga del poema di Rudyard Kipling, East is East, and West is West quale facile colta citazione a sostegno della diversità ineluttabile e insormontabile che separa i mondi.
Ma, in questi tempi, è interessante esplorare qualche passo oltre. Innnanzi tutto, per riconoscenza alla serie di festività religiose e laiche che caratterizzano questo mese di aprile. E, più in generale, perché il passo oltre ci accompagna in una dimensione che rappresenta al meglio l’idea di un mondo sostenibile nel futuro.
È vero, dunque, che Est e Ovest sono diversi, ma tra loro esiste un ponte, oggi molto svalutato, che è più forte delle diversità geografiche o di provenienza (non ci sono Border, nor Breed, nor Birth).
Il ponte è quello dell’uomo.
Kipling lo chiama uomo “forte”. Fa riferimento ai valori forti dell’essere umano, quelli ancestrali che ne consentono la sopravvivenza, la crescita e, appunto, la capacità di riconoscersi l’uno con l’altro, a prescindere dalle differenti contingenze della propria nascita. Per gli individui forti non ci sono Est od Ovest che tengano: quando si trovano l’uno di fronte all’altro, ciò che fa scattare il rispetto sono il carattere e l’integrità dell’altro. E questo è la base per accettarsi a vicenda.
Quanto suona strana questa riflessione, nel mondo di oggi, in cui il concetto di forza è stato dissociato da quello di integrità, e in cui vengono alimentate e promosse le differenze tra blocchi, alleanze, stati, e le persone che vi abitano.
E quanto suona centrale, invece, l’idea del riconoscersi attraverso il valore, nella evoluzione del concetto di sostenibilità. Parlare di sistema sostenibile facendo riferimento a un pianeta con minori emissioni appare da tempo limitativo. Oggi, alla luce delle retromarce green, questo principio verde sembra addirittura superato.
Come si può sognare il modello sostenibile del domani? Quale può essere il progresso responsabile del mondo futuro?
I segnali portano, appunto, alla centralità dell’uomo. O meglio, alla centralità delle relazioni tra individui di valore. Se immaginiamo quale caffè andremo a sorseggiare nel futuro, l’ambizione non è solo quella di una tazzina più o meno calda o più o meno profumata. Bensì è quella di un caffé preso in un bar accogliente e stimolante, bevuto assieme alle persone giuste, con l’idea che ciò che si beve abbia l’anima che cerchiamo: abbia cioè accumulato relazioni positive nel suo cammino. Fino al nostro cucchiaino.
Ecco, dunque, perché, in questo ponte di fine aprile, l’augurio è quello di riscoprire il valore di ritrovarsi “faccia a faccia” tra persone.
Riprendiamo le pubblicazioni lunedì 5 maggio.
Buone ballate a tutti
Redazione ET.
PS Prima della pubblicazione di questo articolo è scomparso un uomo la cui “forza” era riconosciuta dal mondo, al punto da renderlo un personaggio scomodo per molti, ma riferimento per tutti. Tale era Jorge Mario Bergoglio, 266º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma.