La natura dei fenomeni criminali, «sommersi per definizione, rende complessa qualunque misurazione oggettiva. Per questo si possono ritenere più significative le stime relative agli impatti sul sistema (in particolare sull’economia) rispetto a quelle sugli ammontari movimentati dall’economia criminale». Lo ha detto, come riportato da Radiocor, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in un’audizione davanti alla commissione bicamerale Antimafia.
«Le misure del fenomeno – ha proseguito Visco – sono di varia natura; possono essere riferite alla sua diffusione, al valore delle attività, al rischio di infiltrazione nell’economia legale. Tutte soffrono di debolezze metodologiche e consentono confronti internazionali solo in misura contenuta. Sia pure con questi limiti, esse concordano nell’evidenziare la rilevanza della criminalità economica nel nostro paese».
Va comunque ricordato che l’italia, negli ultimi due anni, si è dotata del rating di legalità gestito dall’Antitrust – leggi Quel rating della legalità (perduta) –, per cercare di misurare il livello di rispetto delle norme delle aziende. Le critiche allo strumento sono focalizzate sul fatto che si tratti di un mero ratificatore del rispetto delle leggi, e non dell’etica. Il cambio più difficile, del resto, è culturale.
Un approccio differente alla misura del fenomeno, secondo Visco, «è quello volto a identificare gli effetti dell’economia criminale sul funzionamento del sistema economico: l’impatto economico più significativo della criminalità non consiste tanto nel valore di quanto prodotto attraverso attivita’ criminali, ma, con effetti di ben più lungo periodo, nel valore di quanto non prodotto a causa delle distorsioni generate dalla diffusione della criminalità». In particolare, le varie analisi «concordano nell’evidenziare effetti negativi significativi sulle principali variabili che influenzano la crescita di una nazione».
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