Il network delle Nazioni Unite parla di connessione "materiale"
UnPri conferma legame Esg e performance
I fattori sociali, ambientali e di governance (Esg) sono «materialmente collegati alle prestazioni finanziarie, sia sul fronte azionario sia su quello obbligazionario». Questa volta, la conferma arriva dall’UnPri, il network delle Nazioni unite per i Principi di investimento responsabile, attraverso il report “Financial Performance of Esg Integration in Us Investing“. Il rapporto, indirizzato principalmente ai professionisti e consulenti che lavorano nel mondo della finanza Usa (come trust, fondi pensione e consulenti di investimento), prende le mosse da un’indagine avviata dal Cfa Institute lo scorso maggio, e la integra con tre recenti studi dedicati all’analisi delle performance Esg su strategie di investimento, azioni e reddito fisso. Il primo è uno studio di Pri, su analisi e dati di MSCI ESG Research, per confrontare la performance di portafogli con un elevato miglioramento dei livelli Esg rispetto a quelli con punteggi Esg elevati, e altri due studi empirici, di Bofa Merrill Lynch Global Research e di Calvert Research and Management, che valutano rispettivamente la rilevanza Esg negli investimenti azionari e nei fixed income.
Basandosi sui risultati empirici raggiunti da queste tre indagini, il Pri si propone di rispondere a diversi interrogativi: dalla possibilità di generare alfa rispetto a un indice generale, alla strategia più efficace tra l’identificazione dell’Esg momentum (trending scores) e il tilt (absolute point-in-time scores), dalla pervasività degli investimenti Esg in America alle migliori opportunità alfa fra i tre parametri (environmental, social and governance) fino ad arrivare alle differenze tra le industrie e tra gli strumenti stessi di investimento, in particolare analizzando l’efficacia dell’integrazione Esg nell’equity rispetto al fixed-income.
Sulla base dei rilievi del Cfa, infatti, i motivi principali per cui gli investitori statunitensi tengono conto dei parametri Esg nei processi decisionali si possono riferire alla domanda dei clienti e alla performance finanziaria. Questo nonostante permanga un certo grado di scetticismo sul fatto che esista un valore nell’integrazione Esg e che i benefici nella performance finanziaria superino i costi della ricerca e dell’analisi di sostenibilità.
Gli studi Pri, Bofa e Calvert mirano anche ad affrontare gran parte delle lacune nella ricerca empirica che hanno contribuito alla creazione di questo scetticismo individuato dal Cfa. In sintesi, le regioni Amer si collocano dietro i Paesi Apac (Asia-Pacific) ed Emea (Europe, Middle East and Africa) nella convinzione che cambiamento climatico e fattori Esg possano avere un impatto finanziario; sempre in Usa e Sud America si rileva una minore domanda da parte di clienti e investitori sulle questioni di sostenibilità. Gli stessi consulenti si collocano dietro quelli delle altre regioni geografiche nel sostenere che una conferma del legame Esg/performance finanziaria li spingerebbe a prendere in considerazione le tematiche di sostenibilità. L’indagine Cfa suggerisce anche come tra i pilastri E, S e G, gli investitori tendano a sovrastimare il rischio di governance. Questo aspetto è coerente con l’aspettativa che gli investitori privilegino le questioni di governo societario, dato che le carenze in questo settore sono state le maggiori responsabili della recente crisi finanziaria.
I tre studi forniscono, dunque, una visione multidimensionale dei vari gradi di efficacia dell’Esg attraverso le regioni geografiche, i parametri di sostenibilità, la capitalizzazione di mercato e le classifiche di qualità creditizia, nonché classificazioni in base alle industrie. Ma i risultati suggeriscono, soprattutto, che l’analisi delle questioni Esg sta crescendo rapidamente negli Stati Uniti.
Raffaela Ulgheri
BofA Merrill Lynch Global ResearchCfa Institutedi Calvert Research and ManagementEsg MomentumMsci Esg ResearchUn Pri