Unipol svela i conti della sua intera attività Esg
«L’adozione della strategia sul cambiamento climatico nasce dalla convinzione che il ruolo delle assicurazioni non si limita al solo processo di trasferimento del rischio (Risk carrier role), ma, all’interno di un processo di sistema, è fondamentale anche nel supportare altri attori, pubblici o privati, nell’implementare azioni per ridurre il rischio e adattarsi al cambiamento climatico (Risk manager role). Infine, in qualità di investitori istituzionali (Investor role), le assicurazioni possono mobilitare le risorse necessarie per finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici rappresentando un motore straordinario per stimolare e abilitare il cambiamento del sistema produttivo».
Lo ha spiegato il direttore generale di Unipol Matteo Laterza in occasione del convegno “Direzione 2050, Strategie per la neutralità climatica” che si è tenuto venerdì a Via De Castilla 23 a Milano, durante il quale il gruppo assicurativo bolognese è entrato nel dettaglio dell’intera attività Esg, incluse le iniziative di engagement con le 20 società che generano le maggiori emissioni di Scope 1 e 2.
La strategia climatica del Gruppo Unipol, si legge nella nota, si articola nelle diverse fasi di produzione del valore.
Nell’attività assicurativa con:
– l’offerta di prodotti assicurativi orientati a supportare processi di mitigazione e ad accrescere la resilienza, monitorati atraverso l’obiettivo nel Piano Strategico di raggiungere entro il 2024 il 30% di prodotti a valenza ambientale e sociale;
– il supporto ai propri clienti nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, attraverso lo sviluppo di prodotti volti a incentivare i clienti Auto alla riduzione delle loro emissioni con il supporto della telematica e la diminuzione degli impatti ambientali nel processo di gestione dei sinistri;
– l’esclusione dall’attività di sottoscrizione Rami Danni delle aziende che operano prevalentemente in attività di estrazione di carbone e delle aziende che adottano pratiche estrattive non convenzionali (quali rimozione delle cime delle montagne, fratturazioni idrauliche – fracking –, sabbie bituminose, perforazione in acque profonde) e monitoraggio delle performance Esg dei clienti che operano in settori sensibili (in termini di rischi connessi ai cambiamenti climatici e/o alla natura).
Nella gestione del patrimonio immobiliare con:
– la riduzione del 46,2% entro il 2030 delle emissioni di Scope 1 e 2 legate a consumi elettrici, di gas e delle altre fonti energetiche per tutti gli edifici su cui il Gruppo ha un controllo diretto, dalle sedi strumentali a quelle delle società diversificate fino agli immobili sede delle attività di Gruppo UNA e alle sedi estere;
– la realizzazione di attività di sviluppo immobiliare orientate alla massima autosufficienza energetica, investimenti per la riqualificazione urbana orientati a rendere le città più sostenibili e investimenti per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare in essere, non solo con riferimento al proprio patrimonio strumentale ma anche agli immobili non strumentali gestiti;
– il miglioramento dell’efficienza delle strutture informatiche, tra le principali fonti di consumo dopo gli impianti di riscaldamento e raffreddamento. Il processo di virtualizzazione dei server implementato dal Gruppo nel 2022 ha permesso di ridurre i consumi di energia elettrica per l’alimentazione e il raffreddamento dell’attrezzatura informatica di circa 38.377 MWh/Anno, corrispondenti a circa 10mila tonnellate di Co2 non emessa.
Negli investimenti mobiliari con:
– l’adesione alla Net Zero Asset Owner Alliance: impegno a ridurre le emissioni dei propri portafogli di investimento a zero emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e ad agire per ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’engagement delle aziende investite;
– l’ampliamento delle esclusioni settoriali nei settori più impattanti: esclusione a priori sia dai nuovi investimenti di Emittenti Corporate che traggono il 30% e oltre dei loro ricavi dalle attività di estrazione di carbone o di generazione di energia elettrica da carbone termico e che non dimostrino un posizionamento ambizioso in termini di transizione del business verso un’economia a basse emissioni di carbonio sia dai nuovi investimenti di Emittenti Corporate i cui ricavi derivino per il 30% e oltre da attività connesse a sabbie bituminose, gas di scisto e arctic drilling;
– l’incremento degli Investimenti tematici per gli Sdgs: raggiungere 1,3 miliardi di euro complessivi investiti a sostegno dell’Agenda 2030 nel 2024, a partire dagli 862,2 milioni investiti a fine 2021.