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Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera.
L’ immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d’ intorno non c’era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo
…
E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’ uomo e delle stagioni”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”
».
[Francesci Guccini, “Il vecchio e il bambino”, nell’album “Radici” del 1972]
Quando Francesco Guccini scrisse questa canzone, lo spettro del futuro era l’incubo nucleare, in cui tutto d’ intorno non c’era nessuno: solo il tetro contorno di torri di fumo. Non che tale prospettiva oggi sia più accantonata o accantonabile di ieri, ma in questi giorni di vigilia agostana, il messaggio che più merita di essere riascoltato non è quello apocalittico, bensì quello di speranza.
Quale speranza?
Negli ultimi tempi, è diventato assai più difficile immaginare cosa sarà il domani. Il normale flusso storico di una evoluzione graduale, semmai a pendolo nel suo spostarsi tra estremi opposti, ha oggi accelerato oltre le capacità di interpretazione della mente umana. Cosa si può raccontare, oggi, a un bambino su ciò che è bene o male? O, più realisticamente, su ciò che è utile o inutile, su ciò che vale la pena o non vale la pena, sulle persone della vita?
In una realtà subissata da informazioni ad personam, tarate e create a misura del pubblico, dal più vasto al più selezionato, la strada della conoscenza è via via più stretta, labile, leggera, destinata ad avere come unici supporti i tasti di un qualche device.
Ma, se, talvolta, il bambino ricordasse di “prender per mano” un vecchio?
Per ognuno, o dentro ciascuno, c’è un “vecchio”. È la storia che è alle spalle, e quella che è anche più indietro, nell’umanità che abbiamo accumulato e imparato. E che ognuno porta con sé.
Quel vecchio non solo può ricordare com’era il mondo coperto di grano. Quel vecchio può, soprattutto, aiutare a immaginare, a ritrovare sogni ancorati a ciò che si era, che si è sempre stati. E, forse, dentro, si ha ancora il desiderio di essere.
Ogni bambino necessita di questo. I bambini di oggi, ma anche i bambini che restano dentro in ognuno.
Nei miliardi di opportunità che il mondo offre istante per istante, la speranza è quella di ridare tempo-e-spazio agli occhi che guardavano cose mai viste.
Da parte nostra, cerchiamo nel lavoro quotidiano di immaginare i frutti e immaginare i fiori, ma anche le voci e i colori, facendo ricerca sul tema più affascinante del mondo, quello dei fattori Esg.
Fermiamo le pubblicazioni sul sito, ma il lavoro si sposta sui progetti dell’autunno e sulla creazione della prossima ESG Business Review. Di fiabe da raccontare ne abbiamo ancora molte altre.
Riprendiamo le pubblicazioni di ETicaNews lunedì 9 settembre
Un’estate di voci sognanti a tutti.
Redazione ET.