Trasparenza fiscale delle multinazionali, i commenti di Eurosif e Oxfam

13 Apr 2016
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La Commissione Europea ha pubblicato il 12 aprile la sua proposta di Direttiva in materia di trasparenza dei redditi per le multinazionali. La proposta modifica la direttiva “contabile” (direttiva 2013/34/UE) imponendo ai grandi gruppi l’obbligo di pubblicare ogni anno una relazione in cui dichiarano gli utili e le imposte maturate e versate in ogni Stato membro, con una ripartizione per paese. La Proposta di Direttiva è stata trasmessa al Parlamento Europeo e al Consiglio, che dovranno approvare il testo prima che questo entri in vigore. Successivamente, gli Stati membri avranno un anno per implementare le norme contenute nella Direttiva. Nel frattempo si stanno già registrando i primi commenti alla proposta da parte degli stakeholder di riferimento, tra cui quelle di Eurosif e Oxfam.

Il tema dell’elusione fiscale è infatti è ai primi posti dell’agenda anche delle organizzazioni che promuovono gli investimenti socialmente responsabili, come Eurosif che lo scorso luglio aveva già pubblicato  la sua posizione sul tema della rendicontazione Paese per Paese (Cbcr) e  ha accolto con favore l’iniziativa della Commissione. «Gli investitori sostenibili e responsabili – ha commentato la direttrice di Eurosif Flavia Micilotta in occasione della pubblicazione della proposta europea del 12 aprile – sono preoccupati non solo per i rischi di business legati all’aggressiva elusione fiscale delle società ma anche per i rischi reputazionali degli stessi investitori, in particolare modo i fondi pensione».  Per Micilotta «il reporting Paese per Paese darà agli investitori una fonte utile di informazioni per valutare gli approcci delle società alla gestione fiscale e i gli associati rischi di lungo periodo che potrebbero derivarne».  

Più critico il giudizio della Ong Oxfam, network internazionale di 17 organizzazioni di paesi diversi attivo contro la povertà e l’ingiustizia Per Oxfam la proposta presentata dal Commissario Hill «ha una portata limitata che non permette di contrastare efficacemente il fenomeno dell’elusione fiscale di cui i recenti scandali Panama Papers e LuxLeaks hanno dato chiara evidenza». L’organizzazione ha così lanciato un appello l Parlamento europeo e ai Governi per correggere la proposta di direttiva della Commissione «affinché possa realmente promuovere maggiore giustizia fiscale».

Per Oxfam i limiti della proposta sono così sintetizzabili:

1) Non vi è piena trasparenza dell’operato delle multinazionali quando operano al di fuori dei confini UE. L’obbligo per le multinazionali di rendicontazione finanziaria con un’analisi di dettaglio Paese per Paese, viene proposto solo per i paesi UE e per le attività condotte nei paradisi fiscali.

2) La soglia di fatturato per l’applicazione dell’obbligo di rendicontazione pubblica Paese per Paese è giudicata troppo alta (fatturato consolidato annuo superiore ai 750 milioni di euro). Secondo le stime OCSE, rileva Oxfam, questa soglia escluderebbe dall’obbligo di reporting l’85-90% delle multinazionali.

3) Le informazioni richieste alle multinazionali nella rendicontazione non sono esaustive. La proposta della Commissione predispone un insieme limitato di reporting information, lasciando fuori dal perimetro di rendicontazione elementi chiave come la lista delle sussidiarie, le vendite, gli asset e i sussidi pubblici ricevuti dalle compagnie.

 

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