Il white paper di EcoAct
Telelavoro, emissioni “a domicilio”
Gli impatti della pandemia di Covid-19 hanno portato cambiamenti significativi al modo di lavorare. Lo spostamento massiccio della “sede di lavoro” dall’ufficio alle case dei dipendenti rappresenta una sfida unica dal punto di vista del reporting ambientale. Alla fine di questo anomalo 2020, infatti, molte aziende saranno in grado di dimostrare una riduzione delle emissioni di Scope 1 e 2, in linea con la riduzione del consumo energetico negli edifici che ospitano gli uffici. Tuttavia, queste emissioni non sono state eliminate: sono state trasferite nelle case dei dipendenti che in questi mesi hanno lavorato “a domicilio”. Per non minare la lotta contro il cambiamento climatico, quindi, è importante che le aziende non ignorino questa significativa fonte di emissioni e, di conseguenza, tengano adeguatamente conto dei mutevoli confini delle loro emissioni operative.
Per aiutare le imprese in questa sfida, EcoAct ha diffuso un “Homeworking emissions whitepaper”, scritto in collaborazione con Lloyds Banking Group e NatWest Group, in cui viene delineato un modo per calcolare le emissioni di una forza lavoro sempre più “a domicilio”. Il documento definisce un caso di base per tre aree di emissioni generate dal telelavoro: emissioni da apparecchiature per ufficio, energia di riscaldamento e energia di raffreddamento. Per ogni caso, fornisce i calcoli necessari alle aziende per valutare in modo affidabile queste emissioni nei loro rapporti 2020.
Il calcolo delle Emissioni
Nel primo caso, è stata presa in considerazione la stima di 140W all’anno per il consumo energetico medio per postazione, che secondo la Guida Cibse F (2012) copre l’uso di un laptop o un Pc, un monitor, un telefono e una stampante. Viene tenuto conto anche dell’utilizzo dell’illuminazione, facendo una media tra la presenza di un buon livello di luce naturale nelle case e la vasta gamma di apparecchi e potenze in uso per la luce artificiale domestica. Il report ha ipotizzato un’indennità di 10 Watt per l’illuminazione durante tutto l’anno.
Nel secondo modello, è stato ipotizzato come in generale i dipendenti che lavorano da casa non possano limitare il riscaldamento solo a una piccola area di lavoro, perciò è stato calcolato che l’intero sistema di riscaldamento sia attivo durante il tempo trascorso in telelavoro nel periodo da ottobre a marzo compresi. Per calcolare i consumi sono stati utilizzati i valori dei consumi domestici tipici così come aggiornati dall’Office of Gas and Electricity Markets di Londra nel 2020. La stima media è di 12mila kWh all’anno per l’utilizzo domestico del gas, di cui circa il 77% del consumo è attribuito al riscaldamento. Sempre nel 2020, NatWest Group ha pubblicato un sondaggio interno secondo cui, anche prima della pandemia, circa un terzo del personale aveva almeno un membro della famiglia che normalmente rimaneva a casa durante il giorno. Perciò con tutti i dipendenti ora a casa, è stato calcolato che l’aumento dell’energia per il riscaldamento ha coinvolto il 66,7% delle persone in telelavoro. Per questo gruppo, bisogna calcolare un incremento di consumi di 800kWh al mese. Questo calcolo è stato fatto in base ai consumi medi del Regno Unito, quindi va adattato se utilizzato da aziende situate in altre regioni del mondo.
Infine, il terzo caso riguarda l’uso dell‘aria condizionata, che è soggetto a variazioni regionali significative, perciò i calcoli delle emissioni anche qui devono essere fatti in base ai consumi medi di ogni regione. Per il caso di esempio, il report ha preso in considerazione i consumi negli Stati Uniti dove, secondo un recente sondaggio, il 90% delle case hanno accesso all’aria condizionata. Innanzitutto va fatta la distinzione tra sistemi di aria condizionata centralizzati, che in genere utilizzano più energia all’ora (3,5 kW/h), e le unità più piccole e localizzate (1,4 kW/h). Il periodo di utilizzo tipico va da giugno a settembre.
Come ridurre le emissioni da telelavoro
Il report si chiude con una lista di indicazioni per ridurre queste emissioni, coinvolgendo i dipendenti nella lotta contro il cambiamento climatico. In primis, EcoAct suggerisce di informare il personale sulla loro impronta di carbonio personale e fare formazione sull’efficienza energetica. Un altro modo è investire in una tecnologia più efficiente dal punto di vista energetico per i dipendenti che lavorano da casa, incoraggiare, attraverso sovvenzioni, le persone a passare ai led, a tariffe con fonti rinnovabili per l’energia domestica, e a sistemi di riscaldamento e raffreddamento più efficienti dal punto di vista energetico.
Alessia Albertin
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