Il report rivela proiezioni preoccupanti
Target clima, Cdp boccia aziende del G7
Gli obiettivi di riduzione delle emissioni aziendali in tutti i Paesi del G7 non passano il vaglio di Cdp, ex Carbon Disclosure Project. Per ogni Stato, i piani aziendali sono sufficienti solo per allinearsi con la limitazione dell’aumento della temperatura media globale a 2,7°C rispetto ai livelli preindustriali. Ben al di sotto del target di 1,5°C, necessario per evitare gli impatti più catastrofici del riscaldamento globale. Al contrario, l’analisi dei target climatici corporate mette in luce la necessità di un cambiamento di passo per raggiungere gli obiettivi globali stabiliti con l’Accordo di Parigi. È quanto emerge dal report “Missing the Mark – 2022 analysis of global CDP temperature ratings” di Cdp, realizzato in collaborazione con la società di consulenza Oliver Wyman.
Come anticipato nella rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 307 “Clima, Cdp boccia le aziende in tutti i Paesi G7”), sempre più aziende in tutto il mondo stanno fissando obiettivi climatici basati sulla scienza, ma il numero di società impegnate non basta e i loro obiettivi non sono abbastanza ambiziosi per raggiungere i target climatici globali. Inoltre, molte imprese hanno fissato obiettivi che coprono solo le emissioni Scope 1 e 2 e non quelle Scope 3 della catena del valore, che spesso rappresentano la parte più significativa delle emissioni aziendali.
LO STUDIO
La ricerca prende in considerazione solo gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dalle aziende e non le politiche nazionali. L’analisi si basa sui rating di temperatura di Cdp, che traducono gli obiettivi di riduzione delle emissioni delle imprese in un risultato di riscaldamento globale, simulando una riduzione delle emissioni globali alla stessa velocità degli obiettivi delle società. I rating includono tutte le emissioni nelle catene del valore aziendali: Scope 1, 2 e 3. Infine, i rating delle singole imprese sono stati aggregati per Paese. I risultati prodotti da questa analisi mostrano che nessun Paese del G7 ha un settore aziendale che possa decarbonizzarsi abbastanza velocemente da raggiungere l’obiettivo di 1,5°C. I dati aggregati, al contrario, dipingono una scenario decisamente meno ottimista: gli obiettivi aziendali risultano allineati con un aumento della temperatura di 2,7°C.
I PAESI PIÚ E MENO VIRTUOSI
Il rapporto mostra che le aziende in Germania e in Italia hanno gli obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi di tutto il G7. Tuttavia, anche se primi della classe, i piani analizzati non sono minimamente sufficienti a raggiungere i target climatici globali più ambiziosi. Il documento, infatti, stima che le emissioni emissioni collettive delle imprese di questi due Stati corrispondono al ritmo di decarbonizzazione necessario per limitare il riscaldamento globale a 2,2°C. Seguono nella classifica dei Paesi virtuosi la Francia, allineata a uno scenario di aumento della temperatura di 2,3°C; il Regno Unito, allineato a uno scenario di 2,6°C; e gli Stati Uniti, con una previsione di 2,8°C. Fanalino di coda è il Canada, le cui società hanno obiettivi allineati a uno scenario di 3,1°C.
Dall’analisi risulta una sovraperformance da parte delle aziende europee rispetto a quelle nordamericane e asiatiche in tutti i settori. In testa c’è il settore europeo della produzione di energia elettrica, allineato con un aumento delle temperature di 1,9°C. Anche il settore delle infrastrutture europeo è sulla buona strada con una stima attuale di 2,2°C. In generale, il documento mette in luce che gli obiettivi climatici corporate sono molto più avanzati in Europa: circa l’80% di tutte le emissioni è coperto da un obiettivo minimo di 2°C o più ambizioso. La regione ha anche mostrato un miglioramento nel tempo, da 2,7°C nel 2020 a 2,4°C nel 2022, grazie anche a un aumento dell’85% di aziende che hanno stabilito obiettivi basati sulla scienza nel 2021.
Le alte temperature osservate in Canada e negli Stati Uniti, invece, sono principalmente dovute al numero di aziende completamente prive di obiettivi, piuttosto che a target poco ambiziosi. Ad esempio, in Canada solo il 43% di tutte le emissioni Scope 1 e 2 è coperto da un obiettivo. Anche il trend degli obiettivi basati sulla scienza segue quelli generali: il 76% delle emissioni aziendali tedesche sono coperte da obiettivi basati sulla scienza, rispetto al 24% di quelle statunitensi e solo al 4% di quelle canadesi.
Alessia Albertin
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