Sustainable Competitiveness, la Cina supera gli Usa
La Cina supera per la prima volta gli Stati Uniti sul fronte della competitività sostenibile. È il risultato più “hot” della undicesima edizione del Global Sustainable Competitiveness Index (Gsci). Realizzato dal 2012 da Solability, è la classifica più completa dei Paesi attualmente disponibile.
Il Gsci misura la competitività dei Paesi sulla base di 190 indicatori quantitativi misurabili, ricavati da fonti affidabili, come la Banca Mondiale, il Fmi e varie agenzie delle Nazioni Unite. I 190 indicatori sono raggruppati in 6 sottoindici: Capitale naturale, Efficienza e intensità delle risorse, Coesione sociale, Capitale intellettuale, Sostenibilità economica ed Efficienza della governance.
«Il punteggio medio di competitività sostenibile – si legge – è di 43,4, meno del 50% del miglior punteggio possibile. Il punteggio più alto è 59,8, ottenuto dalla Svezia: anche i Paesi leader sono lontani dall’essere veramente sostenibili e competitivi».
«Il 38% di tutti gli indicatori – spiegano ancora i ricercatori – è in peggioramento, mentre il 52% mostra sviluppi positivi. Stiamo andando avanti e indietro allo stesso tempo».
Tra le indicazioni chiave del rapporto di quest’anno (scarica il documento), ci sono:
- la Scandinavia continua a essere in cima all’Indice di competitività sostenibile: dei primi 6 posti, 5 sono scandinavi. La Svezia continua ad essere in cima all’Indice
- la top 20 è dominata dai Paesi del Nord Europa. Solo un Paese della Top 20 non è europeo: il Giappone con il 12° posto (Corea del Sud 21°);
- per la prima volta, la Cina (al 30° posto) supera gli Stati Uniti (32°) – La Cina è forte nel Capitale Intellettuale, ma scarsa nel Capitale Naturale e nell’Efficienza delle Risorse;
- l’Italia è alla posizione 24.