Standard Ethics: l’alimentare italiano ha ancora un rating “low”
Standard Ethics pubblicato il Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark (scarica). Ed evidenzia come l’industria alimentare italiana abbia ancora parecchi passi da recuperare. Il benchmark è composto da 30 aziende, selezionate in un quadro di analisi basato su 50 maggiori aziende dell’industria alimentare italiana quotate e non quotate. Sono stati sottoposti all’attenzione degli analisti di Standard Ethics diversi aspetti quali: strategie aziendali di sostenibilità; elementi di corretta concorrenza; qualità della disclosure Esg con particolare attenzione alla governance della sostenibilità ed alla corporate governance; eventi controversi; reportistica sui prodotti ed altri fattori.
Nel report si legge che «il Corporate Ser (Standard Equity Rating) medio dell’indice è “E+”, equivalente a “Low” nel grado di sostenibilità di Standard Ethics. Le aziende con “E+” sono 13 su 30. Si tratta di un livello molto vicino al punto di “adeguatezza” (“EE-”) già raggiunto da 5 società, e che nella metrica dell’Agenzia è un ottimo segnale di “compliance” alle indicazioni internazionali. Una di queste ha raggiunto il livello elevato “Strong”. In 11 casi il rating è “E”».
I singoli Corporate Ser assegnati alle Società, si legge ancora, «quasi mai sono intaccati da problematiche circa il prodotto e la produzione la cui qualità appare diffusa ad alti livelli. Viceversa, la valutazione dei vari Corporate Ser risente delle incertezze circa la sostenibilità applicata al produttore, tenuto conto che si tratta di imprese con fatturati significativi ed un alto numero di addetti».
A livello generale, «la nozione di Sostenibilità appare ancora confusa con la filantropia, con principi soggettivi di natura etica, con il concetto di Responsabilità Sociale di Impresa (o Csr) o con meri obblighi di legge, generando così ambiguità nella nomenclatura e nella terminologia della comunicazione. Approcci che
spesso deviano rispetti a temi centrali, come la gestione dei rischi Esg, la parità di genere, i criteri di selezione quali-quantitativa degli amministratori o la fiscalità, per citare solo alcuni aspetti».