Standard Ethics: ampio divario tra banche quotate e non

17 Apr 2025
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Standard Ethics ha pubblicato lo studio La sfida della Sostenibilità per le banche non quotate Italiane all’interno del quale ha analizzato la capacità degli istituti non presenti sul listino di interpretare e semplificare i temi di Sostenibilità per renderli funzionali ai rapporti con clientela, fornitori e destinatari dei propri investimenti.

Sono stati esaminati 43 istituti tra gruppi e singole banche non quotate, escludendo gruppi esteri o quotati.

L’indagine si è svolta attraverso la consultazione dei documenti disponibili sui siti istituzionali (pubblicati entro l’11 marzo 2025) e ha tenuto conto di 23 marcatori distribuiti in 4 macroaree di appartenenza: 1) procedure e policy Esg; 2) target Esg; 3) valutazioni Esg; 4) policy Esg attinenti al settore bancario.

I risultati suggeriscono ampie difformità nella comunicazione e nelle politiche adottate. Sebbene alcune banche non quotate abbiano iniziato un percorso di allineamento alle indicazioni internazionali, nel complesso il divario rispetto agli standard internazionali e alle banche quotate appare ampio.

Nello specifico, le aree di maggiore criticità sono:

  • la qualità delle comunicazioni pubbliche in ambito Esg Risk Management, governance, politiche Esg per il credito e gli investimenti;
  • reperibilità di policy, nonché il loro allineamento alle indicazioni internazionali;
  • assenza di rating indipendenti forniti in conformità al costituendo albo Ue delle agenzie di rating Esg.

In tema di policy, dallo studio si evince che solo il 14% delle banche pubblica una policy ambientale, il 9% pubblica una policy sui diritti umani e nessuna banca ha una policy sull’Intelligenza Artificiale; il 19% pubblica una policy sulla parità di genere ed il 26% pubblica una policy su diversità ed inclusione.

 

Inoltre, sebbene il 98% del campione pubblichi un Codice Etico o di Condotta, solo il 22% degli strumenti di governo appaiono conformi e dotati di riferimenti internazionali sulla Sostenibilità di Onu, Ocse e Ue, mentre più della metà delle banche analizzate (il 55%) fornisce una rendicontazione Esg standard.

L’indagine evidenzia inoltre che, al netto degli obblighi regolamentari, sembrano rari i casi in cui sia stata effettuata una preventiva analisi di posizionamento sui rischi Esg.

Il tema dei rating Esg è un altro tema rilevante.

Ad oggi, una percentuale elevata (93%) non si rapporta con agenzie indipendenti e talvolta si limita a rendere noti riconoscimenti e premialità generiche, rinunciando a quelle interlocuzioni che invece appaiono preziose per le banche quotate.

Appare diffuso l’impiego di consulenza esterna in termini di comunicazione Esg e rendicontazione, ma sembra tralasciata un’analisi, a monte, circa il proprio posizionamento.

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