Solo due Italiani su dieci ritengono che l’industria della mdoa informi adeguatamente i consumatori riguardo all’impatto produttivo sull’ambiente e sulla popolazione. E ben l’80% ritiene che i marchi debbano fornire informazioni sugli obblighi assunti e sulle misure adottate per ridurre l’inquinamento. Lo indica un sondaggio condotto da Ipsos Mori per conto di Changing Markets Foundation e Campagna Abiti Puliti. Di qui, l’impatto sulle intenzioni di acquisto è un passo breve. Infatti, dal sondaggio emerge anche che il 64% degli intervistati non è disposto a comprare da marchi di abbigliamento la cui produzione è associata all’inquinamento. Di più. Il 72% ritiene che i brand di moda debbano svolgere un ruolo proattivo nei confronti di tutta la filiera che li riguarda, assumendosi la responsabilità di ciò che avviene nelle loro catene di produzione e distribuzione. Su questo fronte, c’è attenzione non solo al tema strettamente ambientale ma anche a quello dei compensi, con oltre la metà degli interpellati che dichiara che non comprerebbe prodotti da un marchio che non paga i giusti compensi.
Emerge così un netto cambiamento di mentalità da parte dei consumatori, trasversale per tutta l’industria e che non è condizionato dal posizionamento del brand. I marchi del lusso, infatti, non sono considerati miggliori a priori dei marchi più economici. Dal sondaggio emerge infatti che il 10% degli Italiani associa il marchio Gucci a una filiera ecosostenibile, contro il 13% di Zara e il 17% di H&M.
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