Sorprese del Lca: il nylon inquina meno delle fibre naturali
«I risultati non lasciano spazio a dubbi. Sono i capi realizzati con tessuti sintetici quelli che fanno registrare le migliori performance ambientali. Tra questi il più sostenibile è il nylon, in particolare quello riciclato al 100%». È il messaggio di un’interessante analisi pubblicata da Altroconsumo a fine ottobre, in cui vengono smentiti diversi luoghi comuni sulla sostenibilità.
«I più sono convinti – si legge nella analisi – che i tessuti naturali di origine vegetale (cotone, lino, canapa, denim) o animale (lana, seta, cuoio) siano più gentili con il pianeta, perché appunto “naturali”, e in gran parte biodegradabili. Mentre quelli sintetici (nylon, poliestere, pvc, elastan) sono ritenuti più inquinanti, perché ottenuti da polimeri a partire dal petrolio. Quanto alle fibre artificiali, come la viscosa (derivata dalla lavorazione della cellulosa del legno), nell’opinione comune sono spesso assimilate a quelle sintetiche. Le credenze però si scontrano con la realtà».
Lo studio mette a confronto, applicando la metodologia Life Cycle Assessment (Lca), 18 materiali tessili usati nell’industria dell’abbigliamento, considerando due tipologie di capi (maglie e pantaloni) nell’ipotesi di vendita in Italia e produzione in Cina.
I risultati sono sorprendenti: si ribalta completamente la visione che “fibra naturale” è meglio. Al contrario. La pelle naturale, che è il materiale con le maggiori ripercussioni per il pianeta, per eguagliare l’impatto del nylon riciclato deve essere usata per ulteriori 23 anni e 9 mesi, e indossata oltre mille volte in più. «Dopo la pelle – prosegue l’analisi -, sono nell’ordine seta, lana, cotone, denim, canvas (un cotone più resistente), lino e canapa a infliggere all’ambiente i costi maggiori. Ma con differenze davvero notevoli tra una fibra e l’altra: se per raggiungere lo stesso livello di sostenibilità del nylon 100% riciclato la canapa e il lino richiedono circa due anni di utilizzi aggiuntivi, per il canvas si sale a tre anni, per il cotone e il denim a quattro, per la lana a dieci e per la seta addirittura a sedici».
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