La Shell fa marcia indietro nelle esplorazioni di una delle aree più delicate del pianeta. Secondo quanto si legge su Behind Energy, infatti, il colosso petrolifero ha posto termine ai lavori di esplorazione dei fondali marini al largo delle coste dell’Alaska, perlustrati dalla compagnia alla ricerca di gas e petrolio. L’annuncio da parte del colosso olandese arriva dopo che la società ha speso oltre 7 miliardi di dollari per perlustrare i mari di Chukchi e Beaufort, un progetto i cui risultati sono stati definiti “deludenti” dalla stessa azienda.
Nonostante i risultati negativi registrati nell’attività di esplorazione, si legge sempre su Behind Energy, la Shell conferma il potenziale energetico del bacino dell’Artico che, secondo l’Istituto Geologico degli Stati Uniti, custodisce circa un terzo delle riserve di gas ed il 13% di quelle di petrolio non ancora scoperte al mondo. Ovvero, secondo i calcoli della stessa Shell, circa 400 miliardi di barili di petrolio, circa 10 volte la quantità prodotta ad oggi nel Mar del Nord.
La notizia dello stop alle ricerche ha ovviamente provocato la reazione positiva da parte dell’associazione ambientalista Greenpeace. Il direttore esecutivo John Sauven ha parlato di una «sconfitta su tutta la linea» per Shell e gli altri colossi del petrolio.
Behind EnergyGreenpeaceJohn Sauvenshell