Shein dichiara 2 nuovi casi di lavoro minorile nel 2024

5 Mar 2025
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Il rivenditore di fast fashion Shein ha identificato due casi di lavoro minorile presso i suoi fornitori nel 2024, lo stesso numero riscontrato nel 2023, in seguito a un incremento degli audit sui suoi produttori terzi, principalmente con sede in Cina. Lo ha rivelato l’azienda in una lettera inviata da Yinan Zhu, consulente legale dell’azienda, ai parlamentari britannici per il Commercio e le imprese, secondo quanto riportato da Reuters e The Guardian, e ripreso nella rassegna stampa settimanale.

Nonostante l’azienda affermi di adottare una politica di “tolleranza zero” nei confronti del lavoro minorile, continua a essere al centro di critiche per le condizioni di lavoro nella sua catena di approvvigionamento

Il primo caso identificato riguarda un bambino di 11 anni che avrebbe “aiutato con alcune mansioni”; a seguito della scoperta, il rapporto con il fornitore è stato immediatamente interrotto, ha scritto Zhu nella lettera. Il secondo caso riguarda un minore di 15 anni. Per di più, Zhu ha precisato che nel 2023 erano stati rilevati altri due casi di lavoro minorile, entrambi relativi a ragazzi di 15 anni.

Le problematiche legate alle condizioni di lavoro si intrecciano con altre sfide per Shein. A gennaio Zhu ha rifiutato di rassicurare la commissione parlamentare che i prodotti Shein non contenessero cotone proveniente dalla regione cinese dello Xinjiang, collegata al lavoro forzato degli uiguri.

Oltre alle preoccupazioni sul lavoro minorile, The Guardian riporta che Shein è attualmente sotto pressione anche dal punto di vista finanziario. Il colosso cinese dovrà ridurre la valutazione della sua prevista Ipo a Londra, con una cifra stimata intorno ai 30 miliardi di dollari, ben al di sotto dei 64 miliardi inizialmente sperati. La quotazione, ancora in attesa di approvazione da parte delle autorità britanniche e cinesi, potrebbe subire ulteriori ritardi fino alla fine del 2025.

Infine, negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump sta valutando l’eliminazione della regola del “de minimis” da 800 dollari, che finora ha permesso a Shein di spedire merce ai clienti senza dover pagare tasse di importazione. A complicare ulteriormente la situazione è la crescente concorrenza di Temu, che sta influenzando le performance del gigante del fast fashion.

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