Robeco: investitori focalizzati su Transizione, Asia in testa
Gli investitori stanno adottando un approccio più mirato e attento alla decarbonizzazione dei loro portafogli e alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. L’indicazione emerge dal 2024 Global Climate Investing Survey report, la quarta indagine annuale di Robeco che ha coinvolto 300 investitori istituzionali e wholesale globali provenienti da compagnie di assicurazione, fondi pensione, banche private, fondi di fondi, società di consulenza, broker/dealer, fondazioni, fondi sovrani e family office.
La Transizione è il tema che contrassegna la IX edizione di salone.SRI, in Borsa Italiana il 18 e 19 novembre 2024.
A livello globale, la maggioranza (62%) degli investitori descrive il cambiamento climatico come un fattore “significativo” o “centrale” nella propria politica di investimento. Tuttavia, emergono differenze a livello regionale: gli investitori della regione Asia-Pacifico infatti sono ora in prima linea nel dare priorità alle questioni climatiche, con il 79% che descrive il cambiamento climatico come un fattore significativo o centrale nelle proprie politiche di investimento, superando gli investitori europei (76%), che in precedenza erano stati i leader globali in questo senso. Al contrario, la rilevanza del cambiamento climatico è diminuita in Nord America, dove molti investitori, per motivi quali l’incertezza geopolitica e il contraccolpo politico degli Stati Uniti, si stanno allontanando dagli investimenti sostenibili.
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Non solo, mentre il numero di investitori che si sono impegnati pubblicamente con un commitment verso il net zero rimane stabile a circa un quarto (25%), è aumentato il numero di coloro che non hanno un commitment e non hanno intenzione di farlo al momento, passando dal 17% al 31% nel 2024. In questo contesto, gli investitori europei sono in testa agli impegni a zero emissioni, insieme alle compagnie di assicurazione.
La motivazione principale che spinge gli investitori a impegnarsi per l’azzeramento delle emissioni è la convinzione di avere il dovere etico di sostenere la transizione verso un’economia sostenibile, davanti a tre fattori altrettanto forti: la volontà di essere considerati leader in questo campo, la pressione generale della società da parte dell’opinione pubblica e le richieste del consiglio di amministrazione o del senior management di un’azienda.
All’interno di questi risultati complessivi, vi sono alcune variazioni a seconda della regione e del tipo di organizzazione. In Asia-Pacifico, ad esempio, il fattore più importante è rappresentato dalle richieste del consiglio di amministrazione o dell’alta direzione.
Tra coloro che invece non si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo zero, le ragioni vanno dalla necessità di avere più tempo per prendere in considerazione un impegno, ad altre priorità aziendali, a questioni quali l’incertezza sull’impatto della strategia di investimento e la possibilità di raggiungere un obiettivo zero.
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Infine, uno degli aspetti positivi che emerge dall’indagine di quest’anno è la volontà di investire in soluzioni climatiche. Quasi la metà (48%) ha già stanziato fondi che investono in soluzioni climatiche per sostenere la decarbonizzazione del portafoglio e un altro 25% prevede di farlo nei prossimi uno o due anni.
Alla domanda su quali approcci stiano adottando per investire in aziende in fase di transizione, gli investitori scelgono due metodi in particolare. Uno è l’investimento in strategie azionarie attive mirate a società transition-oriented (45%), mentre l’altro è l’investimento in green bond e sustainability bond (43%). In tutti i casi, il Nord America resta indietro rispetto alle altre regioni.
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