Aipb-Censis: per gli italiani il private banking è «produttivo»
Nella percezione comune prevale una visione della ricchezza come «strumento produttivo, attraverso l’investimento diretto o indiretto nell’economia reale». È uno dei concetti emersi dallo studio “Contribuire al rilancio dello sviluppo italiano: il valore sociale del Private Banking” che l’Associazione italiana Private Banking (Aipb) ha commissionato al Censis.
In primo luogo, il sondaggio ha voluto definire il rapporto degli italiani con con la ricchezza: il 52,4% la definisce come un’opportunità per l’Italia, se si stimola chi la detiene a investirla bene. Il 25,1% invece la reputa inutile, perché pensa che i ricchi portino altrove i soldi. Il 22,5% la ritiene poco meno di un furto ai danni della collettività, sottolineando l’egoismo dei ricchi.
A questo si somma il fatto che i detentori di grandi patrimoni sono meno preoccupati per il futuro del Paese rispetto al resto degli italiani: il 46,5% contro il 62,2 per cento. E sono meno propensi alla fuga all’estero: il 75,8% resterebbe in Italia anche se avesse la possibilità di andarsene, mentre tra gli italiani in generale la quota si riduce al 48,4 per cento.
Altro dato interessante riguarda il valore sociale del private banker: il 79,6% reputa utili i professionisti che orientano i grandi patrimoni verso investimenti funzionali a favorire l’economia reale. Per l’89,1% i private banker sono utili perché possono mettere in movimento le risorse per la crescita, per l’88,1% lo sono perché possono orientare i patrimoni verso investimenti che creano occupazione e benefici sociali.
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