ET.DIRECTORIES - I REPORT DELLE ULTIME TRE SETTIMANE

Quelli che… studiano la sostenibilità/ 94

17 Mar 2023
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Una selezione di studi e ricerche su business e finanza responsabili che ETicaNews ha incontrato nell'ultimo periodo. In questo numero: Ifac e Aicpa & Cima, Goethe University Frankfurt’s House of Finance, LinkedIn, Banca europea per gli investimenti, Cdp

Nella sua attività quotidiana, ETicaNews riporta o menziona con continuità ricerche, analisi, report sul business sostenibile e responsabile. Di seguito, riportiamo una selezione relativa alle ultime settimane, con una breve sintesi del contenuto e con un rimando al relativo articolo. Questi report sono una minima parte delle centinaia di ricerche che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e che stiamo raccogliendo nelle nostre Directories, per offrire un riferimento unico ai professionisti dell’economia e della finanza responsabile. Il servizio Directories fa parte del pacchetto ET.pro.

ABBIAMO PARLATO DELL’ANALISI…

The state of play: sustainability disclosure & assurance” (Ifac e Aicpa & Cima)

ARTICOLO: Reporting, più revisione e standard multipli

Rendicontazione e revisione delle informazioni Esg risultano essere fondamentali nel percorso verso un modello di business più sostenibile. Infatti è in crescita il numero delle aziende che si interfacciano con la rendicontazione Esg e il suo successivo processo di revisione. È quanto emerge dal report “The state of play: sustainability disclosure & assurance” pubblicato dall’International Federation of Accountants (Ifac) e Aicpa & Cima, che evidenzia i recenti trend relativi a rendicontazione e revisione Esg su scala globale. La percentuale delle aziende che nel 2021 ha rendicontato informazioni Esg si assesta al 95%, guadagnando 3 punti percentuali rispetto al 2020. Si registra un trend positivo anche lato revisione grazie al 64% (+6% rispetto al 2020) delle aziende che hanno sottoposto le proprie informazioni a controlli, in modo da rafforzarne il valore. L’approccio multiple standards è la soluzione adottata dalla maggioranza.

ABBIAMO PARLATO DELLA RICERCA…

Are Sustainability-Linked Loans Designed to Effectively Incentivize Corporate Sustainability? A Framework for Review” (Goethe University Frankfurt’s House of Finance)

ARTICOLO: Linked-loans: buone intenzioni, pochi fatti

Generalmente i sustainability-linked loans (Slls) «non soddisfano i requisiti chiave che li renderebbero degli strumenti credibili per generare incentivi di sostenibilità effettivi» e mettono in dubbio l’impatto sostenibile che dovrebbero raggiungere. Uno studio pubblicato dal Center for Financial Studies della Goethe University Frankfurt’s House of Finance e basato su 291 Slls globali, emessi tra il 2017 e il 2021, evidenzia come la maggior parte degli Slls non sono realmente impostati per migliorare la sostenibilità aziendale, non portano a un aumento dei tassi al mancato raggiungimento dei Kpis Esg e non forniscono incentivi al raggiungimento dei target. La ricerca ha sviluppato una metodologia di scoring con voto 0-6, basata sui Sustainability linked loan principles (Sllp) della Loan Market Association, costituita da sei dimensioni da valutare: rilevanza strategica, materialità finanziaria, misurabilità, abilità di benchmarking, meccanismo di prezzo e revisione esterna.

ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…

Global Green Skills Report 2022” (LinkedIn)

ARTICOLO: Linkedin: il lavoro sotto Great Reshuffle

La Great Reshuffle è in corso. Questo il termine con cui Linkedin si riferisce alle novità e ai trend che stanno interessando il mercato del lavoro in vista della transizione green, che porta con sé un necessario rimodellamento di lavori e competenze. Aumenta la percentuale di talenti green all’interno della forza lavoro globale, raggiungendo quota 13,3% a fine 2021 e registrando un tasso di crescita del 38,5% rispetto al 2015. Ma la domanda supera ancora l’offerta. Questa la fotografia scattata dal report “Global Green Skills Report 2022” pubblicato da LinkedIn, piattaforma social di riferimento per lavoratori e aziende. Cinque i principali trend analizzati su scala globale dal report. Diverse le chiavi di lettura proposte, tra cui la lente di ingrandimento sui trend di settore e quella per Paese. Nonostante i trend pressoché positivi, il report sottolinea il rischio di non aver sufficiente capitale umano per il raggiungimento degli obiettivi climatici scelti.

ABBIAMO PARLATO DELLO STUDIO…

Cutting plastics pollution – Financial measures for a more circular value chain” (Banca europea per gli investimenti)

ARTICOLO: Plastica, la roadmap Bei per farla circular

La minaccia rappresentata dai rifiuti di plastica è cresciuta esponenzialmente negli ultimi 70 anni. In assenza di un’economia completamente circolare, il mondo si trova ad affrontare questa crisi e i suoi effetti sull’ambiente, sia sulla terraferma sia in mare. È la fotografia scattata dal nuovo studio “Cutting plastics pollution – Financial measures for a more circular value chain”, realizzato dalla divisione Innovation & Digital Finance Advisory della Banca europea per gli investimenti (Bei), che analizza le inefficienze della catena del valore della plastica e identifica le dieci cause principali del problema, le opportunità di investimento e le misure necessarie per affrontare la questione. Infine, il report offre anche alcune raccomandazioni finanziarie e politiche. Il report rileva un gap tra i 6,7 e gli 8,6 miliardi di euro di investimenti mancanti per poter raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dall’Unione europea nell’ambito della Strategia europea per la plastica.

ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…

Stepping up, Strengthening Europe’s corporate climate transition” (Cdp)

ARTICOLO: Cdp calcola i crediti a rischio transizione

Nel corso degli ultimi anni le aziende europee hanno fissato i loro obiettivi climatici. Risulta ora importante capire come questi obiettivi si stiano traducendo in azioni concrete. E quanto possa costare in termini di revisione dei rapporti con le banche. Cdp (ex Carbon Disclosure Project) con il report “Stepping up, Strengthening Europe’s corporate climate transition” ha svolto un’analisi di questo tipo sul campione delle 1.495 aziende che hanno risposto al questionario Cdp nel 2022, fornendo un quadro dello stato dell’arte. Emerge lo sforzo delle aziende, così come la necessità di doverlo intensificare. Il report rivela come il 49% delle aziende europee abbia definito piani di transizione in linea con l’Accordo di Parigi. Tuttavia, se si analizza la trasparenza di tali piani, solo il 5% delle aziende risulta essere realmente pronta alla suddetta transizione e a considerare tutte le emissioni legate al business, dallo scope 1 allo scope 3 sull’intera catena del valore.

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