ET.DIRECTORIES - I REPORT DELLE ULTIME TRE SETTIMANE
Quelli che… studiano la sostenibilità/ 104
Nella sua attività quotidiana, ETicaNews riporta o menziona con continuità ricerche, analisi, report sul business sostenibile e responsabile. Di seguito, riportiamo una selezione relativa alle ultime settimane, con una breve sintesi del contenuto e con un rimando al relativo articolo. Questi report sono una minima parte delle centinaia di ricerche che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e che stiamo raccogliendo nelle nostre Directories, per offrire un riferimento unico ai professionisti dell’economia e della finanza responsabile. Il servizio Directories fa parte del pacchetto ET.pro.
ABBIAMO PARLATO DELLO STUDIO…
“Does Socially Responsible Investing Change Firm Behavior?” (Review of Finance)
ARTICOLO: Sri senza impatto, se sceglie i già “buoni”
Non è sempre chiaro se i fondi di Socially Responsible Investing (Sri), che dovrebbero incorporare le questioni ambientali e sociali nella selezione delle aziende in portafoglio, avendo un impatto sul loro comportamento Environmental e Social, mantengano il loro claim iniziale. Per rispondere a questa domanda, un gruppo di studiosi ha analizzato un panel di aziende per il periodo dal 2010 al 2019. È emerso che i fondi Sri selezionano le imprese di portafoglio con una migliore condotta in materia di E ed S, ma non migliorano il loro comportamento in questi campi, anche se sostengono di impegnare le aziende in portafoglio a progredire in materia di “E” e di “S”. «I fondi Sri non sono greenwashing, ma sono impact washing; investono in un portafoglio di aziende con una migliore condotta ambientale e sociale, ma non mantengono le promesse di impatto», è la conclusione a cui giunge lo studio, pubblicato su Review of Finance (Oxford).
ABBIAMO PARLATO DELL’ANALISI…
“The financial impact of greenwashing controversies” (Esma)
ARTICOLO: Esma: il greenwashing non pesa sui titoli
Un’analisi dell’European Securities and Markets Authority (Esma) mostra come i casi di greenwashing non abbiano alcun impatto negativo sull’andamento e sul valore delle azioni delle società colpite. L’assenza di tale impatto economico sottolinea l’importanza di una regolamentazione chiara a riguardo. Nello specifico, l’Authority spiega che, nonostante l’aumento di casi di greenwashing tra il 2020 e 2021, non vi è una correlazione significativa con il valore delle azioni delle aziende colpite dalle controversie. E aggiunge che i risultati evidenziano «l’assenza di un meccanismo efficace basato sul mercato che aiuti a prevenire potenziali comportamenti di greenwashing, sottolineando dunque l’importanza di una chiara guida politica da parte dei regolatori e degli sforzi delle autorità di vigilanza per garantire la credibilità delle affermazioni relative alla sostenibilità».
ABBIAMO PARLATO DEL PAPER…
“Climate risk assessments must engage with the law” (Sustainable Law Programme – Università di Oxford)
ARTICOLO: Clima, sottostimato il peso delle litigation
Le valutazioni del rischio climatico devono comprendere meglio il ruolo delle azioni legali. L’aumento di contenziosi legati al clima sta rendendo inaccurate le valutazioni dei rischi finanziari che si concentrano sui rischi fisici e sui rischi di transizione. Un paper del Sustainable Law Programme dell’Università di Oxford mette in luce che investitori, imprese e autorità di regolamentazione non stanno prendendo pienamente in considerazione i rischi posti dai contenziosi sul clima nella valutazione dei rischi finanziari legati al clima delle imprese e quindi non sono in grado di valutare correttamente i rischi finanziari climate-related. I pochi standard e approcci esistenti non considerano adeguatamente il rischio legale, inserendolo come parte del rischio di transizione o del rischio fisico. Invece, il paper propone un framework che combina 5 modelli qualitativi e quantitativi per valutare correttamente le esposizioni al rischio climatico.
ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…
“Wealth Managers are still adapting to Mifid II” (Oxford Risk)
ARTICOLO: Wealth manager, che fatica la Mifid 2
Molti gestori patrimoniali europei faticano ad adeguarsi a quanto previsto da Mifid II perché non valutano appieno l’idoneità e i livelli di rischio dei clienti. Inoltre, una volta individuate le preferenze di sostenibilità, non è così semplice identificare la quota di portafoglio da investire in prodotti sostenibili. Queste considerazioni emergono dal report di Oxford Risk, che ha coinvolto 210 gestori patrimoniali operativi in Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Italia, Svizzera e Paesi nordici, rappresentativi di 3,2 trilioni di euro di asset in gestione. Solo il 38% del campione conosce e comprende appieno le direttive Mifid II sulle valutazioni relative alle preferenze in materia di sostenibilità. Oltre ai requisiti di profilazione delle preferenze di sostenibilità, a mettere in difficoltà i wealth manager europei sono anche le informazioni poco precise e la mancanza di tool appropriati sia a raccogliere le informazioni sia a identificare gli investimenti sostenibili adatti.
ABBIAMO PARLATO DEL SONDAGGIO…
“The next stage of ESG evolution in the pension landscape” (Amundi e Create-Research)
ARTICOLO: Esg, i fondi pensione bocciano i gestori
Solo l’8% dei fondi pensione considera i propri gestori patrimoniali “eccellenti” nel raggiungere gli obiettivi Esg, il 22% li considera “bravi”, mentre il restante 70% “discreti” o “scarsi”. I risultati «riflettono la percezione di un greenwashing diffuso su entrambe le sponde dell’Atlantico» che i fondi pensione cercano di mitigare richiedendo alle Sgr di avere un buon track record in materia di stewardship e voto (67%), e di incorporare i valori Esg nella cultura aziendale, e dunque avere una chiara identità Esg (56%). Questi dati emergono da un sondaggio globale condotto da Amundi e Create-Research su 158 fondi pensione. Emergono quattro punti principali: un netto passaggio dalla quantità di prodotti e investimenti Esg alla qualità; i progressi sul fronte normativo e politico fanno sperare in una continua crescita futura del mercato Esg; gli investimenti Esg continueranno a mettere radici nel panorama pensionistico; i criteri di selezione delle Sgr stanno diventando più severi.
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