ET.DIRECTORIES - I PROTAGONISTI DELLE ULTIME TRE SETTIMANE
Quelli che… fanno sostenibilità/ 90
Nel corso delle ultime settimane, ETicaNews ha coinvolto o menzionato una serie di protagonisti del business sostenibile e responsabile. Di seguito, ne riportiamo alcuni, con una breve sintesi di ciò che hanno detto e delle posizioni che hanno espresso, con rimando al relativo articolo. Queste persone sono solo una minima parte delle centinaia di protagonisti che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e che stiamo raccogliendo nelle nostre Directories, per offrire un riferimento unico ai professionisti dell’economia e finanza responsabile. Il servizio Directories fa parte del pacchetto ET.pro.
ABBIAMO PARLATO CON…
Luc Olivier, Impact Fund Manager di La Financière de l’Échiquier
ARTICOLO: Esg Identity, primo passo del vero impact
Gli attacchi al modello Esg e la poca chiarezza dell’Sfdr, sfociata in un mare di prodotti classificati art. 8, portano La Financière de l’Échiquier (Lfde) a doversi proteggere e identificare come Esg, ponendo l’intenzionalità del suo operato sostenibile come primo elemento dei suoi processi di investimento. Avere un’Esg Identity forte è ormai una necessità per l’asset manager, racconta a ETicaNews Luc Olivier, Impact Fund Manager di Lfde. Olivier spiega che il calcolo dell’impatto Esg dei propri fondi è «la fine di un processo che ha inizio con l’intenzionalità» di apportare un beneficio Esg, senza la quale la tesi di molti fondi di aver creato impatto «non può essere stabile». Il fund manager critica la normativa e ritiene che «la Sfdr non sia abbastanza chiara e ognuno dovrebbe spiegare come la interpreta». Ciò rende necessario un focus sull’aspetto qualitativo come «fondamentale per la distinzione dei prodotti» Esg, in aggiunta alle analisi quantitative.
ABBIAMO PARLATO DI…
Alex Edmans, professore alla London Business School
ARTICOLO: Gli Esg? «Nient’altro che intangible assets»
L’ultima critica al modello Esg viene dalla corrente di studio degli intangible assets. Gli aspetti sostenibili sono definiti come «niente di speciale», in quanto non migliori o peggiori nel creare valore nel lungo termine ed esternalità positive rispetto agli altri intangible assets. È la tesi provocatoria che Alex Edmans, professore alla London Business School, espone nel paper “The End of ESG”. Per il professore gli Esg «non dovrebbero essere messi sul piedistallo»: le aziende e gli investitori «si stanno facendo in quattro per dimostrare il loro impegno verso l’Esg», anche se certi fondi sottoperformano poiché «prioritizzano l’essere Esg alle spese del valore nel lungo termine». Per il professore si dovrebbe tenere conto di «tutti i fondi gestiti attivamente che in realtà sono dei finti indici o che sistematicamente sottoperformano». Infine, l’autore sostiene che si dovrebbe puntare più verso «assessments Esg qualitativi» e che «non c’è motivo di politicizzare gli Esg».
ABBIAMO PARLATO DI…
Jacob Gyntelberg, director of economic and risk analysis all’Eba
ARTICOLO: L’Eba spinge il clima negli stress test
Il consiglio di vigilanza dell’Autorità bancaria europea ha avviato discussioni su come incorporare i rischi climatici negli stress test bancari e sta valutando se rendere le potenziali perdite dovute al cambiamento climatico una parte regolare degli esercizi che si svolgono ogni due anni. Tuttavia, i dati relativi al clima attualmente disponibili sono di scarsa qualità. Questo potrebbe limitare, almeno inizialmente, una particolare attenzione al tema nello stress test. Il problema legato ai dati è confermato anche da Jacob Gyntelberg, director of economic and risk analysis all’Eba: «Una sfida fondamentale è effettivamente la qualità e la disponibilità dei dati». Il manager ricorda anche che il processo è ancora nelle prime fasi: «Il nostro obiettivo attuale è concordare l’approccio generale sulla metodologia e sulla tempistica degli stress test del processo». Le deliberazioni sono appena iniziate, perciò il clima non verrebbe inserito nei test prima del 2025 al più presto.
ABBIAMO PARLATO DI…
Dennis Gepp, managing director e cio cash di Federated Hermes
ARTICOLO: Hermes ritira supporto agli anti-Esg Usa
Federated Hermes non rinnoverà la sua adesione e sponsorship della State Financial Officers Foundation, una controversa organizzazione no-profit associata al movimento anti-Esg negli Stati Uniti. Lo ha rivelato Dennis Gepp, managing director e cio cash di Federated Hermes, durante un intervento al Local Authority Treasurers Investment Forum nel Regno Unito il 13 settembre. Il gestore, che ha asset per 632 miliardi di dollari, è stato uno sponsor della Sfof per almeno cinque anni, ma non rinnoverà il rapporto dopo le critiche ricevute da fondi pensione e gruppi di attivisti. «Queste cose emergono durante la revisione annuale. Non rinnoveremo la nostra adesione e la nostra sponsorizzazione di tale organizzazione», ha assicurato Gepp. Le polemiche sulla sponsorizzazione avevano spinto il gestore a precisare che la loro «partecipazione non ha valore di endorsement di alcuna idea specifica di nessuna organizzazione su qualsiasi questione».
ABBIAMO PARLATO DI…
David Atkin, ceo di UnPri
ARTICOLO: Unpri prepara il suo “purpose” futuro
Gli UnPri (Principles for responsible investing) hanno avviato in settembre un percorso di confronto con la base, che parte da una consultazione dei propri firmatari a cui seguirà un sondaggio formale tra novembre e gennaio. Il titolo è già indicativo: “Pri in a changing world”. Al centro, l’essenza primaria dell’organizzazione, il suo “purpose”, la sua ragione di esistere. L’obiettivo è capire come evolverà il modello Esg e quale sarà lo scopo dell’organizzazione dell’Onu per gli investimenti responsabili. «Il mondo è notevolmente cambiato da quando il Pri è stato istituito nel 2006», ha spiegato il ceo David Atkin a Responsible Investor. «Vorremmo utilizzare questa consultazione non solo per ascoltare i firmatari e gli stakeholder sulla nostra dichiarazione di intenti, ma anche sulle questioni strategiche che influenzano la nostra direzione e approccio, sull’importante ruolo degli investitori e su come rafforzare la nostra visione condivisa».
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