Obiettivo emissioni net zero carbon entro il 2039
Prodotti Unilever “ripuliti” dal carbonio
Unilever ribadisce l’impegno per la riduzione della sua impronta di carbonio e la lotta ai cambiamenti climatici. Il 2 settembre la multinazionale anglo-olandese ha annunciato che sostituirà il 100% del carbonio derivato dai combustibili fossili nella formulazione dei suoi prodotti con carbonio rinnovabile o riciclato. Un impegno da un miliardo di euro di investimenti, che fa parte del piano “Clean Future”, per rendere “green”i suoi prodotti per la pulizia entro il 2030.
Come riportato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/ 229 – Unilever fa il bucato senza carbonio) si tratta di una decisione che ha il potenziale di incidere positivamente su scala globale, dal momento che il colosso è titolare di 400 marchi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa ed è presente in 190 Paesi. Tra i suoi prodotti più noti ci sono Omo (Persil), Sunlight, Cif e Domestos, mentre sul mercato italiano è posizionato con i prodotti a marchio Svelto, Lysoform e Coccolino.
Questo non è il primo passo di Unilever verso la sostenibilità: a giugno di quest’anno si era già impegnato a mostrare i risultati di impatto climatico nelle etichette di 70mila prodotti (vedi articolo Unilever, etichetta all’intera supply chain). Inoltre, l’investimento per il piano “Clean Future” si aggiunge al nuovo “Climate and Nature fund” della multinazionale, anch’esso da un miliardo di euro, che si focalizza sulla creazione di prodotti per la pulizia e il bucato che abbiano prezzi accessibili e offrano risultati di pulizia superiori, ma al contempo causino un impatto ambientale significativamente inferiore.
Un miliardo per eliminare i combustibili fossili
Secondo le stime di Unilever, il 46% della carbon footprint generata nel corso del ciclo di vita dei suoi prodotti per la pulizia e il bucato è determinata dalle sostanze chimiche utilizzate nella loro formulazione. La multinazionale intende ridurre questa percentuale fino al 20% con l’utilizzo di fonti di di carbonio rinnovabile o riciclato.
L’investimento di un miliardo di euro è finalizzato a incorporare le strategie di economia circolare sia nel confezionamento sia nella formulazione dei prodotti su scala globale. I fondi verranno usati per finanziare la ricerca e l’innovazione biotecnologica con l’obiettivo di sviluppare una chimica “circolare” e a basse emissioni di carbonio, formulazioni biodegradabili e a basso consumo di acqua, e per dimezzare l’uso di plastica vergine entro il 2025. Inoltre, con questo investimento verranno finanziate strategie di marketing per rendere queste tecnologie attraenti per i consumatori.
Come anticipato, l’investimento fa parte del piano “Clean Future” progettato dalla divisione Home Care della multinazionale con l’obiettivo di modificare il modo in cui alcuni dei prodotti per la pulizia della casa e il bucato più conosciuti al mondo vengono creati, prodotti e confezionati. Il piano è un passo fondamentale verso l’impegno della società di raggiungere emissioni net zero carbon entro il 2039.
Il Carbon Rainbow
Unilever ha definito la strategia al centro del piano “Clean Future” come “Carbon Rainbow” (l’arcobaleno del carbonio). Si tratta di uno schema per diversificare il carbonio utilizzato nelle formulazioni dei prodotti in base alla sua provenienza. Le fonti fossili e non rinnovabili di carbonio vengono identificate come “carbonio nero” e sono quelle che, secondo questo approccio, dovranno essere sostituite. Per farlo la strategia prevede di utilizzare più opzioni: CO2 catturata dall’atmosfera, definita come “carbonio viola”; CO2 proveniente da piante e fonti biologiche, il cosiddetto “carbonio verde”; la CO2 da fonti marine, come le alghe, è chiamata “carbonio blu”; mentre il “carbonio grigio” è quello recuperato da materiali di scarto.
Inoltre, Unilever ha aggiunto che l’approvvigionamento di carbonio secondo lo schema “Carbon Rainbow” sarà regolato in base alle valutazioni di impatto ambientale per evitare pressioni indebite nell’uso del suolo.
Alessia Albertin
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