La prima causa per frode climatica perde un pilastro su cui poggiava l’accusa. Si è chiusa, giovedì scorso, la serie di deposizioni del processo mosso da New York nei confronti di Exxon, che ha visto alternarsi gli interventi di accusa e difesa davanti al giudice Barry Ostrager, della Corte Suprema di Manhattan.
L’attorney general dello Stato di New York, nella seduta conclusiva, ha ritirato l’accusa di “frode intenzionale” sui costi del climate change. Non ci sarebbero gli estremi per dimostrare che Exxon abbia deliberatamente ingannato gli investitori, utilizzando costi climatici più bassi di quelli dichiarati. Resta tuttavia in piedi l’accusa centrale del procedimento, ossia la violazione del Martin act, che non prevede necessariamente una frode deliberata, ma si basa sulle presunte comunicazioni fuorvianti (intenzionali o non) rilasciate da Exxon. Il giudizio dovrebbe arrivare entro 30 giorni.
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