Pmi, la disclosure non finanziaria aiuta il credito. Ma le competenze?
Le Pmi impegnate da più tempo in percorsi di rendicontazione di sostenibilità osservano effetti positivi in termini di accesso a nuove linee di credito (+15%) e miglioramento dei processi di pianificazione (+8,3%) rispetto alle aziende con un’esperienza più limitata su questo fronte.I dati emergono da una ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Altis – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata ieri durante la decima edizione della Settimana SRI. L’indagine “Pmi italiane e rendicontazione di sostenibilità” ha coinvolto 105 aziende e ha approfondito le pratiche di rendicontazione di 46 Pmi, insieme alle criticità e agli incentivi che potrebbero spingere le restanti 59 ad avviare questa attività. Dalla ricerca emerge che per incoraggiare le aziende a pubblicare informazioni sulle politiche di sostenibilità, la comunità finanziaria ha un ruolo propulsivo: in particolare, il lancio di prodotti finanziari rivolti alle Pmi attente ai temi ESG può incentivare le attività di disclosure. Il principale ostacolo percepito all’avvio del percorso di rendicontazione appare la carenza di competenze specifiche interne all’azienda in materia di reporting di sostenibilità; il dato assume una rilevanza maggiore (+15%) rispetto alla percezione delle imprese che hanno maturato un’esperienza diretta pubblicando una reportistica Esg.
Le motivazioni prioritarie che hanno spinto le Pmi ad avviare o proseguire il percorso di rendicontazione di sostenibilità sono di tipo interno: il bilancio di sostenibilità è percepito come uno strumento efficace per esprimere i valori e i principi di Corporate Social Responsibility dell’impresa e raccogliere informazioni utili per definire obiettivi di miglioramento delle performance ESG . Seguono motivazioni di carattere strategico e competitivo, come l’intenzione di migliorare la propria reputazione e la propria attrattività nei confronti di clienti e investitori. «La volontà di attrarre nuovi investitori e finanziatori – sottolinea la ricerca- e la risposta alle richieste informative della comunità finanziaria assumono una rilevanza significativamente superiore tra le imprese partecipate da investitori istituzionali (rispettivamente +16% e +21%)».
Il 70% delle imprese che redigono un documento di sostenibilità ha effettuato l’analisi di materialità, cioè l’analisi dei temi di sostenibilità rilevanti per l’azienda. Nella quasi totalità dei casi (96%), nel processo è stato coinvolto almeno un gruppo di stakeholder, soprattutto dipendenti (91%), fornitori (78%) e clienti B2B (72%). Risulta nettamente meno frequente il coinvolgimento di finanziatori (47%) e di investitori (38%). «È opportuno sottolineare, tuttavia – precisa il documento – come l’engagement dei due gruppi sia praticato in misura maggiore quando gli investitori istituzionali sono presenti nel capitale di rischio».
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