Parità nei board, le aziende italiane tra le più virtuose in Europa
Un terzo delle grandi aziende europee raggiunge la parità di genere nel board. L’Italia arriva addirittura al 45 per cento. Il risultato emerge da uno studio di Standard Ethics sulla parità di genere in Europa con un focus sull’Italia. L’analisi, condotta su un campione di 100 tra le aziende più grandi di Europa, è stata impostata su tre marcatori: i) composizione quantitativa del consiglio di amministrazione in relazione ai generi rappresentati; ii) pubblicazione da parte dell’azienda di una politica specifica per la parità di genere; iii) allineamento alle indicazioni internazionali della politica dedicata all’uguaglianza di genere.
Dallo studio emerge che:
- il 29% raggiunge la parità di genere nel consiglio di amministrazione: l’Italia con 45% e tra i Paesi che contano un maggior numero di aziende allineate con il principio di parità di genere a livello apicale;
- il 16% conta una figura di genere femminile in posizioni di vertice (CEO/Presidente); l’Italia è il paese più virtuoso in questo con 35%;
- la maggior parte delle aziende europee non ha ancora adottato una specifica policy che impegni l’azienda verso la parità di genere: solo Italia e Spagna contano una azienda con una Gender Equality Policy incorporata nei processi di governance;
- le aziende che pur non avendo una politica specifica trattano comunque il tema nella loro Diversity & Inclusion Policy sono il 29% del campione; guidano la classifica Germania e Francia (40%), seguono Spagna (30%), Italia (25%) e Regno Unito (10%);
Il caso italiano, che ha visto un approfondimento esteso alle maggiori 40 per dimensione, è uno dei più virtuosi sia in riferimento alla parità di genere nel Cda sia in riferimento alle figure di genere femminile in posizione apicale. Sicuramente, ha inciso favorevolmente la legislazione nazionale che ha contribuito a promuovere la presenza del genere meno rappresentato nei CdA.
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