Onu, presentata, in Kenya, Alliance for Sustainable Fashion
È stato presentata il 14 marzo all’Environment Assembly a Nairobi, in Kenia, il programma Onu “Alliance for Sustainable Fashion”, il cui obiettivo è quello di fermare le pratiche di moda distruttive dal punto di vista ambientale e sociale, e renderle una fonte di sviluppo per i Paesi parte del progetto.
L’industria della moda è il secondo maggiore consumatore di risorse idriche, genera circa il 20% delle acque reflue mondiali e rilascia ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre sintetiche nell’oceano. Oggi, rispetto a 15 anni fa, un consumatore medio acquista il 60% in più di capi di abbigliamento e ogni capo è conservato solo per la metà del tempo. Allo stesso tempo, il settore ha un valore di circa 2.400 miliardi di dollari e dà lavoro a oltre 75 milioni di persone in tutto il mondo. Ogni anno subisce perdite per circa 500 miliardi di dollari di valore a causa della mancanza di politiche di riciclo dei capi.
La Alliance for Sustainable Fashion punta a migliorare la collaborazione tra le agenzie delle Nazioni Unite, tramite l’analisi dei loro sforzi per rendere la moda sostenibile, l’identificazione di soluzioni e lacune nelle loro azioni e, infine, l’esposizione dei risultati ai governi per far lo sviluppo di nuove politiche nel settore. A questo scopo ha creato una piattaforma comune e un dialogo per una serie di agenzie Onu che lavorano per rendere la moda sostenibile. Ne sono un esempio la Food and Agricultural Organization, che promuove la Blue Fashion, che utilizza materiali marini sostenibili e protegge le terre coltivabili; l’International Trade Centre che ha creato l’Ethical Fashion Initiative per far scoprire l’artigianato dei Paesi in via di sviluppo; e l’UN Environment, che sta spingendo i governi a promuovere pratiche di produzione sostenibile.
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