AL SALONE SRI 2017 focus sul reddito fisso responsabile
Obbligazioni sostenibili, aumenta il peso
Aumenta il peso delle obbligazioni Sri (Social responsible investment), e si conferma l’intuizione dei gestori che hanno introdotto lo strumento nei loro portafogli di investimento in tempi non sospetti. Intervenuti al Salone dello Sri 2017, nel corso della tavola rotonda «Nuove frontiere: le obbligazioni Sri», Alessandro Fonzi, country head per l’Italia di Degroof Petercam AM, e Wolfgang Pinner, responsabile Sri di Raiffeisen Capital Management, hanno illustrato strategie e prodotti delle rispettive case in tema, appunto, di bond sostenibili. Lo sviluppo di un indice Sri sulle obbligazioni governative nel primo caso, e una forte presenza nel mondo dei green bond, nel secondo, danno la misura dell’impegno nell’evoluzione dello strumento. Evoluzione confermata anche dai dati emersi nelle scorse settimane dall’osservatorio Sri condotto da ETicaNews in collaborazione con MoneyMate, che ha visto il paniere del superindice obbligazionario Sri passare da 30 a 69 fondi in un tempo di osservazione di tre anni.
IL CLIENTE CHIEDE SOSTENIBILITÀ
La risposta alla richiesta di maggiore sostenibilità da parte di un cliente, investitore istituzionale, è stato l’input che ha fatto approfondire la tematica sostenibile a Petercam. La società di gestione belga ha poi trovato, con la firma degli Un Pri, una cornice tramite cui formalizzare «una serie di processi già in atto» e, al contempo, avviare «un’attività di rendicontazione sistematica». All’interno di questa attività si è dunque sviluppato l’indice che differenzia gli asset in base ai fattori Esg (Environmental, social and governance) e alle regioni geografiche di riferimento. In conformità a cinque indicatori, denominati «i cinque pilastri fondamentali» (Trasparenza e valori democratici; Popolazione, sanità e distribuzione della ricchezza; tutela dell’ambiente; Educazione e Ricerca & Sviluppo; Economia) il Comitato scientifico SRI Reddito Fisso dell’asset manager seleziona l’universo investibile applicando un’ulteriore differenziazione geografica tra i Paesi Ocse e quelli emergenti o “di frontiera”, che si posizionano sulle metriche in base a caratteristiche specifiche, soprattutto sul fronte sociale. «Se da un lato – specifica Fonzi – tra i Paesi Ocse siamo tenuti a escludere dall’universo investibile quelli che violano i trattati internazionali», e un esempio dei Paesi esclusi è Israele, «dall’altro – continua – nei Paesi “di frontiera” l’esclusione riguarda i regimi “non-democratici”». Lo screening, nel secondo caso, si appoggia ai dati forniti da enti riconosciuti come Freedom House e il Democracy Index dell’Economist.
UN COMMITMENT PER L’AMBIENTE
La forte eredità, ancora in trasformazione, del Cop21 rappresenta, invece, il punto di svolta per la gestione obbligazionaria di Raiffeisen. Lo conferma Pinner quando sottolinea il «commitment», ossia l’impegno preso dai Paesi sottoscrittori degli accordi di Parigi. «I green bond – afferma– sono un buon modo per finanziare questi commitment». Anche la società svizzera è firmataria degli Un Pri, del Montréal Carbon Pledge e diverse iniziative nell’ambito dei green bond, come i Green Bond Principles. Pinner nota come si stia ingigantendo il mercato dei titoli verdi: «ci sono sempre più emittenti e il volume cresce velocemente». Crescita che, secondo la recente previsione della Climate Bonds Initiative (Cbi), è arrivata a quota 100 miliardi di dollari di emissioni dall’inizio dell’anno, con la previsione di un traguardo a 130 miliardi al 31 dicembre. A fronte di questo balzo in avanti, il Raiffeisen Capital Management Esg-Scorecard esegue sui titoli l’analisi di sostenibilità e quella finanziaria. Il punteggio varia da 0 a 100 punti e tramite l’assegnazione dei vari pesi determina l’universo investibile. «Al momento siamo a quota 160 emissioni – sottolinea Pinner –, che si focalizzano principalmente sulle valutazioni A e B, che corrispondono al miglior 25% e alla selezione tra il 25 e il 50% dei fondi con i migliori Esg score». Un esempio di prodotti in Italia è quello di Hera, lanciato tre anni fa per finanziare diversi progetti nell’ambito delle energie rinnovabili. «Negli ultimi anni abbiamo visto una crescita dinamica del mercato e da parte delle imprese, soprattutto francesi e olandesi ma anche emittenti degli emergenti come la Cina. L’Italia, invece non ha dato prova di grande movimento».
Raffaela Ulgheri
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