Non financial? L’Università del Salento dà i voti alla disclosure
ll 25% delle imprese destinatarie del decreto non financial è già molto avanti. Per il restante 75% c’è necessità di adeguarsi. L’informativa migliore è quella che riguarda il modello di business delle aziende, quella peggiore riguarda la descrizione delle politiche in tema di diversità (di genere, di età, culturale, ecc…). Il settore più virtuoso è Oil & gas. In fondo, il settore basic materials.
Questo il bilancio di uno studio del Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento, pubblicato da Osservatorio Socialis, che ha stilato una classifica delle informazioni non finanziarie redatte dalle aziende destinatarie del decreto non financial. L’analisi, “L’impatto della Direttiva Non Financial Information e di diversità sui bilanci delle imprese quotate italiane. Alcune prime evidenze empiriche”, ha calcolato un “Non Financial Score”, assegnando un punteggio alle informative non finanziarie prodotte dalle aziende prese in esame, in relazione a diversi ambiti, tra cui la descrizione del business model aziendale, la descrzione dei rischi non finanziari e le strategie per farvi fronte, la descrizione della politica in tema di diversity.
L’analisi ha riguardato le 134 società quotate presso Borsa Italiana che presentano un numero di dipendenti non inferiore a 500 unità.
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