il messaggio chiave della terza edizione del salone
Mille Esg sotto un cielo sempre più Sri
Gli Esg sono stati l’argomento chiave del Salone dello SRI 2018. È una affermazione scontata? Mica tanto. A cominciare dal fatto che “gli” si declina al plurale non solo perché si parla dei tre fattori environmental, social e governance. Ma, soprattutto, perché si inizia a comprendere quanto lo stesso acronimo sia molteplice: non c’è un Esg, ma mille Esg. Cambiano a seconda della latutudine di chi li utilizza, cambiano a seconda del settore, cambiano a seconda di chi li calcola e, infine ma non ultimo, cambiano in relazione all’investitore che li utilizza. Per coloro che puntano su una tassonomia ber costruita per orientarsi, è un brutto colpo. Bisogna arrendersi: la complessità andrà moltiplicandosi.
Questa varietà è stata, dunque, la protagonista del Salone. A cominciare dalla prima conference, in cui è emerso il progressivo grado di consapevolezza da parte dei consulenti finanziari (ricerca ETicaNews-Anasf), ma un’altrettanta bassa conoscenza tecnica, molto grave in relazione, per esempio, alle questioni normative europee (non si conosce l’Action Plan). Poi è seguita una processione di varietà Esg: chi li declina per settore, chi li rende trasparenti, chi ne studia l’impatto, chi li affianca alla devoluzione, chi li studia tra i millennial, chi ne valuta il momentum, chi li aggancia all’engagement, chi li fa interni, chi chiede aiuto ai consulenti, chi ne fa un’Academy, chi li associa al clima, chi all’invecchiamento o all’intero spettro dei 17 obiettivi sostenibili delle Nazioni Unite.
Sembra la canzone “Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Anche nella metafora. Sopra a tutta la bagarre terrena, infatti, rimane un altro acronimo: lo Sri, socially responsible investing. Spesso usato come sinonimo di Esg, ha in realtà una connotazione superiore, distaccata, più onnicomprensiva e, per questo, immutabile. E sta a indicare l’impegno alla “responsabilità” dell’investimento.
Sotto il cielo dello Sri, i concetti Esg si materializzano e, quasi, si “contaminano” con le necessità operative
Una frase che rende l’idea della questione è arrivata da Guido Giese di MSCI, un matematico, come lui stesso si definisce: «Gli Esg sono l’evoluzione delle questioni di corporate governance». Ovvero, sono l’evoluzione di quella che, anche nel modello di “prima”, era la materia più complessa, mutabile e interpretabile su cui si giudicavano le aziende. Figurarsi ora che questa corporate governance va reinterpretata sugli impegni sociali di un’impresa.
Ecco perché, al Salone dello SRI, hanno raccontato le proprie esperienze anche due società industriali, Iren e Saipem, anch’esse alla ricerca di chiavi di interpretazione e comunicazione, per un nuovo tipo di engagement che, cosa davvero nuova, viene richiesto agli investitori. La dinamica si inverte: sono gli “ingaggiaturi” che sollecitano i potenziali “ingaggianti”.
Forse, come ha commentato Sonia Fasolo di Lfde, l’utilizzo degli Esg richiederà, prima e sopra di tutto, una monumentale dose di buon senso.
E questa, assieme alla necessaria conoscenza, è sempre stata la sfida primaria di ogni epoca.
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