Metà degli italiani pensa che la finanza faccia greenwashing
Il 51% degli italiani intervistati ritiene che la sostenibilità sia non solo una scelta civilmente responsabile, ma che sia anche l’unica strada in grado di assicurare rendimento nel lungo periodo. Un risultato che, per quanto inferiore alla media globale (60%), porta a ritenere ormai superata, anche nel nostro Paese, la concezione che investire in modo sostenibile rappresenti una scelta alternativa e in qualche modo decorrelata dalla ricerca di rendimento. I dati emergono dallo Schroders Global Investor Study 2022, indagine annuale che coinvolge 23.000 persone in 33 Paesi di tutto il mondo, e che punta a fotografare il sentiment degli investitori in merito al rapporto tra investimenti sostenibili e rendimento.
Sempre con focus sull’Italia, se nel 2021 il 48% degli investitori italiani dichiarava la necessità di ottenere prove sulla performance positiva degli investimenti sostenibili, oggi è solo il 35% a dichiarare che l’evidenza di una correlazione positiva tra sostenibilità e rendimenti sia discriminante nella decisione di puntare su investimenti sostenibili.
Tra le preoccupazioni e le richieste degli investitori italiani, si legge in una nota, la principale è senza dubbio la trasparenza, come segnalato da un investitore italiano su due (51% su scala globale). In particolare, a denunciarlo sono gli investitori più giovani, con il 55% degli appartenenti alla Generazione Z, e quelli più competenti, con il 53% degli investitori esperti (rispettivamente 54% e 53% a livello globale).
Del resto, se si parla di greenwashing, cioè di un ambientalismo di facciata utilizzato come strumento di marketing, emergono percentuali simili: il 51% degli investitori italiani (il 60% di quelli globali) è convinto che i provider e le istituzioni finanziarie facciano greenwashing, dato che sale al 55% tra i giovani della Generazione Z e al 58% tra gli investitori esperti (rispettivamente 54% e 72% a livello globale).
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