L’identikit delle startup sostenibili in Italia
Le startup italiane sono sostenibili per vocazione, e possono essere d’esempio per le istituzioni e per gli investitori. È la fotografia scattata dal report “Sustainability Waves | ESG Italian Startups” di Cariplo Factory, patrocinato dalla Commissione Europea, che analizza il tema della sostenibilità, a partire dall’aderenza ai criteri Esg, all’interno delle startup in Italia. All’indagine hanno partecipato oltre 100 realtà.
Emerge che il 57% delle startup del campione sono già società benefit o stanno lavorando per diventarlo; il 38% ha una certificazione B Corp o sta lavorando per raggiungerla; e il 96% dichiara di tenere in considerazione l’impatto dei fornitori o di rinunciare a servirsi di coloro che non rispecchiano i propri valori aziendali e i principi Esg. Il 61%, inoltre, svolge un ruolo attivo tramite processi specifici di coinvolgimento e sensibilizzazione dei clienti sulle tematiche della sostenibilità.
Il 52% delle startup intervistate ha detto di aver adottato i criteri Esg per il desiderio di agire positivamente, esercitare un impatto e rendere il mondo un posto migliore; il 24% lo ha fatto invece in seguito a specifiche esigenze dei clienti; l’8% per migliorare la reputazione aziendale; e il 2% perché costrette dalla crescente pressione normativa. Tuttavia, il quadro normativo ancora complesso e confuso, i timori legati al greenwashing, i costi elevati e la scarsa trasparenza di benchmark e indici hanno avuto un ruolo importante nel rallentare od ostacolare l’adozione dei criteri Esg in oltre due casi su tre
Le startup del campione sono particolarmente attive nel presidiare l’aspetto ambientale: oltre il 77% ha attivato programmi di tutela o riduzione dell’impatto prodotto sull’ambiente; mentre il 55% dispone già di tecnologie per la riduzione dell’impatto ambientale. Il 16% si è dovuto affidare a un team di esperti per la misurazione, contro il 41% che ha creato un sistema interno di gestione e monitoraggio.
Per quanto riguarda l’impegno sociale, il 60% delle startup è governato da un board composto da più del 50% di donne e il 59% ha un numero uguale o superiore di dipendenti di sesso femminile. Un’azienda su tre ha già creato un codice etico interno relativo ai temi di inclusione, diversità e minoranze, e una su due ha già stretto relazioni con enti di beneficienza o associazioni no profit. Tuttavia, solo il 41% applica l’equità salariale, il 28% promuove attivamente l’equa rappresentazione di entrambi i generi e meno di una su cinque ha all’attivo attività di sensibilizzazione sull’inclusione, anche se due aziende su tre dichiarano di impegnarsi ad utilizzare un linguaggio inclusivo per le comunicazioni interne ed esterne.
Nell’ambito della governance, il 16% delle aziende ha attivato policy interne in materia di anticorruzione, il 21% ha implementato procedure e policy per la sicurezza e la salute dei dipendenti che vadano oltre le disposizioni obbligatorie, il 33% ha attivato iniziative per la cybersecurity, e poco più del 53% ha implementato processi di tutela della privacy nei confronti dei propri dipendenti e collaboratori.
Cariplo Factorycommissione europeaesgstartup