Le imprese italiane non passano la sfida retributiva
Per il 39% delle imprese italiane promuovere il benessere ed evitare lo stress finanziario è la priorità assoluta e il tema più sfidante in ambito salariale. Il 31% dei dipendenti italiani, infatti, ha ammesso di sperimentare un periodo di difficoltà economica, ma solo il 27% dei lavoratori ritiene che la propria azienda si sia impegnata adeguatamente per compensare l’inflazione e garantire un adeguato livello di retribuzione. Questo è quanto emerso dall’indagine condotta da SD Worx su oltre 5mila aziende e 18mila dipendenti in 18 Paesi europei.
Per reagire all’aumento dei prezzi, i dipendenti indicano che le aziende hanno adottato: un aumento di stipendio fisso (44%), un aumento di stipendio variabile (40%) e benefici aggiuntivi come l’assicurazione sanitaria, i piani pensionistici o l’assistenza diurna pagata ai bambini (35%). Tuttavia, in Italia l’aumento dei costi salariali sta riscontrando una forte stagnazione, tanto che per il 48% delle imprese non si è riscontrata nessuna variazione annuale rispetto al 2023.
Per il 35% delle aziende italiane l’internal equity, ovvero il principio secondo cui i dipendenti all’interno di un’organizzazione devono essere retribuiti in modo equo per lavori di pari valore o responsabilità, è una preoccupazione importante. In Italia, il 22% delle imprese è attiva sul tema e il 39% ha pianificato di muoversi in questa direzione, ma altrettante al momento non hanno adottato una posizione in merito.
La trasparenza delle retribuzioni è la terza sfida più importante per i datori di lavoro di lavoro italiani, segnalata dal 34% degli intervistati. Attualmente solo il 23% dei datori di lavoro italiani sta aumentando attivamente la trasparenza retributiva, ma il 41% vuole migliorare la propria policy in merito, con l’obiettivo di convincere il 50% di dipendenti italiani che ancora non si è dichiarato pienamente convinto in merito.
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