L'Ebf risponde alla consultazione di Esma
Le banche chiedono il “purpose” del rating Esg
Opacità delle metodologie proprietarie, differenze nei criteri e metodi di valutazione delle performance Esg e conseguente mancanza di comparabilità tra le rating agencies che emettono giudizi sintetici Esg. Queste le principali critiche formulate dall’European Banking Federation (Ebf) nei confronti dell’attuale sistema di rating Esg, che rappresenta oggi un mercato in forte crescita a livello globale. Nel contempo, l’associazione mette sul tavolo delle proposte di lavoro, tra cui anche quella di imporre maggiore trasparenza sullo scopo dei diversi rating, il loro purpose, quale elemento primario di distinzione tra i differenti provider.
BACKGROUND
L’Ebf si è espressa in relazione ai rating Esg, rispondendo alla consultazione aperta lanciata il 2 febbraio scorso dalla European Securities and Markets Authority (Esma), intitolata “Call for evidence on market characteristics for Esg rating providers in the Eu”, la cui raccolta feedback è terminata l’11 marzo (scarica qui la risposta di Ebf). L’obiettivo della consultazione lanciata dall’Esma, espressamente richiesta dalla Commissione Europea, ambisce a delineare un quadro preliminare dei rating provider Esg, ottenendo informazioni su strutture, dimensioni, metodologie, ricavi e offerte di questo mercato.
LE CRITICHE DELLE BANCHE EUROPEE
Ebf ha evidenziato nella sua risposta una serie di problematiche legate al mercato degli Esg rating providers. In primo luogo, Ebf pone l’accento sull’opacità delle metodologie con cui vengono elaborati i rating Esg, sostenendo come «la maggior parte degli utenti hanno difficoltà a capire le metodologie dietro ai rating Esg, in quanto queste metodologie sono spesso di proprietà delle agenzie di rating, che mostrano poca trasparenza sulle metodologie utilizzate e il processo di valutazione». Le differenze nei metodi di valutazione delle performance di sostenibilità delle aziende, secondo Ebf, possono portare a divergenze significative tra i diversi rating providers nelle valutazioni delle medesime aziende, come si legge all’interno del documento pubblicato dalla Federazione Bancaria Europea: «Un’azienda potrebbe essere considerata ad alto, medio e basso rischio nello stesso momento quando viene valutata da tre diverse agenzie di rating Esg». La mancanza di metodologie standardizzate, oltre a compromettere la credibilità delle valutazioni delle performance Esg, impedisce anche di comparare i diversi rating Esg tra di loro, come si legge nel documento: «La mancanza di comparabilità è dovuta alla mancanza di uniformità dei rating Esg, dei loro criteri e degli obiettivi, così come la mancanza di discloures standardizzate». Un’ulteriore criticità sollevata da Ebf riguarda la natura delle fonti informative adottate dai rating providers nel calcolo del giudizio sintetico Esg. Ebf sottolinea infatti come in molti casi, al fine di elaborare un punteggio Esg, spesso le agenzie utilizzino le informazioni pubblicate dalle aziende senza tuttavia verificarne l’affidabilità o analizzandole in modo critico. Una dipendenza dalle informazioni pubbliche che, secondo Ebf, spinge « le agenzie di rating ad attribuire un peso maggiore alla disclosure di informazioni rispetto ai rischi intrinsechi che le disclosure stesse comportano».
LA POSIZIONE DI EBF
Alla luce di tali problematiche evidenziate, la Federazione Bancaria Europea ha avanzato e sottoposto all’Esma tre proposte di carattere operativo, volte a colmare i gap dell’attuale sistema di rating Esg. In primis l’Ebf chiede alle agenzie di rating una maggiore trasparenza sulla fonte primaria del dato Esg, specificando se si tratta di informazioni pubbliche, stime, fonte primaria riguardo a controversi e una maggiore periodicità nell’aggiornamento del dato stesso. In secondo luogo, Ebf richiede trasparenza sulle metodologie utilizzate dalle agenzie di rating, per permettere agli operatori di mercato di effettuare comparazioni tra le varie offerte e di valutare la qualità e l’idoneità dei rating Esg per il loro particolare caso d’uso, compresi i cambiamenti delle metodologie. In ultima istanza, Ebf richiede che le agenzie di rating forniscano maggiore trasparenza in merito «su ciò che un particolare prodotto ha l’obiettivo di misurare». Si tratta, in sostanza, di fare chiarezza su quello che è il purpose (lo scopo) di un rating Esg. Una posizione che, peraltro, è in linea con ciò che scrive Msci nel documento sui “Trend to watch 2022”, quando si interroga sull’evoluzione del ruolo dei benchmark: «Man mano – si legge – che i regolatori e gli organismi di definizione degli standard rivolgono il loro sguardo ai rating Esg, un possibile risultato potrebbe essere l’adozione di buone pratiche che spieghino il purpose di un rating Esg» (vedi articolo Finanza e aziende ricongiunte nel purpose).
Giovanni Stanga
consultazioneEbfEsmanormativapurposerating Esg