Il 15 marzo sono iniziate le negoziazioni di due Etf art. 9 di Dws, Xtrackers World Net Zero Pathway Paris Aligned 1C e Xtrackers EMU Net Zero Pathway Paris Aligned 1C, che puntano a replicare rispettivamente l’indice Solactive ISS ESG Developed Markets Net Zero Pathway, rappresentativo dei mercati azionari globali, e il Solactive ISS ESG Developed Markets Eurozone Net Zero Pathway, rappresentativo del mercato area Euro.
I due indici selezionano le aziende al loro interno con l’obiettivo di ridurre l’intensità di Co2 secondo gli standard previsti dall’accordo di Parigi. In entrambi i casi vengono eliminati dai rispettivi Parent index (Solactive GBS Developed Markets Large & Mid Cap Index e Solactive GBS Developed Markets Eurozone Large & Mid Cap Index) le società che non rispondono a determinati criteri ESG, comprese quelle coinvolte in attività ad alto potenziale di impatto ESG negativo, le società coinvolte in gravi controversie legate agli aspetti ESG, le società al di sotto di determinati punteggi ESG o prive di punteggio ESG, quelle che hanno un notevole impatto negativo su determinati obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite e infine quelle prive di dati sufficienti relativi alla sostenibilità. Le azioni che superano tali esclusioni ricevono quindi un punteggio e una ponderazione sulla base di tre pilastri: (i) obiettivi su base scientifica relativi alla riduzione delle emissioni di carbonio (ii) standard di trasparenza climatica e (iii) proventi “green” relativi a SDG 13.
Anche State Street Global Advisors propone tre Etf i cui indici di riferimento sono allineati agli accordi di Parigi. In questo caso i cloni sono classificati art. 8: SPDR MSCI USA Climate Paris Aligned, SPDR MSCI Europe Climate Paris Aligned e SPDR MSCI World Climate Paris Aligned. I cloni fanno riferimento rispettivamente ai seguenti indici: MSCI USA Climate Paris Aligned, MSCI Europe Climate Paris Aligned e MSCI World Climate Paris Aligned.
Gli indici escludono le società coinvolte in controversie con un impatto ESG negativo. Le restanti posizioni sono selezionate e ponderate con l’obiettivo di ridurre l’esposizione ai rischi di transizione climatica e ai rischi climatici fisici e di trarre vantaggio dalle opportunità derivanti dalla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, al contempo cercando di allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo screening ESG si applica almeno al 90% del portafoglio.
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