La biodiversità è difficile, ma ha raddoppiato l’aum
Il patrimonio globale in fondi aperti ed Etf incentrati sul tema della biodiversità, pur essendo ancora relativamente ridotto, è più che raddoppiato negli ultimi tre anni, in quanto gli investitori considerano sempre più la perdita di biodiversità come un fattore di rischio e un’area di opportunità da considerare. Lo spiega il report The Landscape of Biodiversity and Natural Capital Funds, preparato da Morningstar in vista della Cop26 prevista in Colombia la prossima settimana.
«È ancora presto – spiega Hortense Bioy, responsabile della ricerca sugli investimenti sostenibili di Morningstar Sustainalytics – per gli investimenti in biodiversità. Le strategie per realizzare gli obiettivi della biodiversità si sono rivelate difficili da sviluppare, in parte a causa della mancanza di dati aziendali e di metriche standard e perché la biodiversità si trova all’intersezione di altri temi più facilmente investibili e più noti, come il cambiamento climatico, l’acqua e l’ambiente». «Tuttavia – prosegue Bioy che sarà a salone.SRI 2024 il prossimo 19 novembre – la biodiversità è un tema emergente che gli investitori non possono più ignorare, sia come fattore di rischio che come opportunità, in particolare di fronte al cambiamento del clima e alla riduzione».
Secondo la ricerca, il patrimonio globale detenuto in fondi aperti ed Etf sulla biodiversità ha raggiunto i 3,7 miliardi di dollari. Morningstar ha individuato 34 fondi di questo tipo attualmente in offerta, tutti domiciliati in Europa. Dopo quattro anni di afflussi, i fondi per la biodiversità hanno registrato flussi negativi nei primi nove mesi del 2024, in un contesto di minore interesse per i fondi Esg.
Nonostante la crescente consapevolezza della gravità della perdita di biodiversità e dell’impatto su molte imprese, il 70% delle aziende dei settori più rilevanti non ha ancora una politica di tutela della biodiversità.
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