Istat, divario tra Nord e Sud nel Rapporto Sdgs 2020
L’Istituto nazionale di Statistica ha pubblicato il Rapporto SDGs 2020 (Sustainable development goal), che fotografa la situazione dell’Italia nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 adottata dall’Assemblea generale Onu. Istat mostra un quadro complessivamente positivo: l’Italia ha fatto progressi per quanto riguarda i Goal 2 (Fame zero) e 13 (Agire per il clima), ma ha fatto passi indietro nei Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) e 15 (La vita sulla terra).
La mappa regionale dello sviluppo sostenibile evidenzia un divario tra Nord e Sud: situazioni di eccellenza si trovano nelle province autonome di Bolzano e Trento, e in Valle d’Aosta. Gli indicatori di sviluppo sostenibile assumono una configurazione favorevole anche nelle regioni del Nord-Est e in Lombardia, mentre i valori più bassi si registrano nelle regioni meridionali, soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania. «Nel periodo 2010-2018 gli indicatori compositi elaborati per le tre dimensioni fondamentali che caratterizzano gli Sdgs (economica, sociale e ambientale) – si legge nel report – mostrano una tendenza generalizzata al miglioramento più accentuata per la parte ambientale e sociale rispetto a quella economica; quest’ultima ha evidenziato un peggioramento fino al 2013, in linea con la caduta dei ritmi produttivi e dell’occupazione registrati in quegli anni, per poi riprendersi negli anni successivi» (vedi il grafico).
In riferimento ai singoli obiettivi, nel 2019 si confermano i progressi nella riduzione della povertà nel nostro Paese, dove l’incidenza assoluta riguarda il 6,5% delle famiglie e il 7,8% degli individui contro il 7,8% e l’8,4% del 2018. Con riferimento al 2018, l’1,5% delle famiglie italiane presenta segnali di insicurezza alimentare, mentre oltre il 30% dei bambini dai 3 ai 5 anni è in sovrappeso. Negli ultimi due anni c’è stato un rallentamento della crescita del Pil pro capite e anche la crescita dei redditi della popolazione a relativamente basso reddito ha subito un deciso peggioramento. Il Rapporto sottolinea anche che la percentuale di reddito disponibile per il 40% della popolazione più povero (19,3%) è inferiore alla media europea (20,9%, dati 2016).
L’Italia, inoltre, registra il 22,2% di giovani che non studiano e non lavorano (Neet), la percentuale più elevata tra i Paesi Ue, ma in calo rispetto al 2018. Infine, il Rapporto ha cercato di dare conto dell’impatto del Covid-19 e ha osservato che il lockdown delle attività produttive ha portato effetti positivi sul clima e un calo dell’inquinamento.
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