Istat: oltre il 70% degli italiani è preoccupato per il clima
Le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’effetto serra sono tra i problemi ambientali che preoccupano maggiormente i cittadini italiani di tutte le età: oltre il 70% ha risposto affermativamente su questo punto. È quanto emerge dall’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) in Italia dell’Istituto nazionale di statistica (Istat).
L’edizione di quest’anno include anche le trasformazioni causate dalla pandemia Covid-19 e nuovi indicatori realizzati in coerenza con le linee del programma Next Generation Eu sugli aspetti sanitari, sulla digitalizzazione, sul capitale umano e sul cambiamento climatico. L’analisi è incentrata sull’andamento di 12 domini del Bes: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Per quanto riguarda l’ambiente, il Bes mostra un incessante incremento della dispersione di acqua: più di una regione su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al 45% e nelle aree del Centro e del Mezzogiorno si registrano ingenti criticità in circa un comune su due. In aumento anche il consumo di suolo che causa la perdita irreversibile di aree naturali e superfici agricole.
Sulla qualità dell’aria in Italia, l’Istat sottolinea che dal 2010 i valori del Pm2,5 superano il parametro di riferimento dell’Oms in oltre l’80% delle rilevazioni effettuate, anche se si osserva una leggera tendenza al miglioramento negli ultimi dieci anni: dal 92,9% del 2010 all’81,9% del 2019. L’indicatore raggiunge le percentuali più alte nelle regioni del Nord, soprattutto nel bacino Padano.
Anche gli eventi estremi meteo climatici sono in aumento: l’intensità dei giorni di caldo negli ultimi dieci anni risulta sempre maggiore rispetto alla mediana del periodo di riferimento 1981-2010. A ciò si aggiunge l’aumento di periodi prolungati con scarsità di pioggia che in alcuni anni hanno causato una forte riduzione delle risorse idriche disponibili.
La produzione di rifiuti urbani è pressoché stazionaria e una parte dei rifiuti è ancora smaltita in discarica, ma la tendenza è in graduale riduzione grazie alle operazioni di recupero di materia ed energia. Nel 2019, sono stati conferiti in discarica il 20,9% del totale dei rifiuti urbani, un valore doppio rispetto all’obiettivo Ue del 10% entro il 2035.
Si sono ridotte, invece, le emissioni di anidride carbonica e di altri gas clima-alteranti, da 8,8 nel 2010 a 7,1 nel 2019, e il consumo di materiale interno, circa il 30% in meno. E il consumo di energia generata da fonti rinnovabili ha superato, già dal 2012, l’obiettivo del 26,4% dei consumi interni fissato per il 2020.
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