Istat, le luci e ombre del rapporto Sdgs 2019
L’Istat ha presentato, mercoledì 17 aprile, la seconda edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (Sdgs) adottati con l’Agenda 2030 il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I 17 Sdgs si articolano in 169 sotto-obiettivi che, come si legge nel rapporto, «fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo relativi a tematiche di ordine ambientale, sociale, economico e istituzionale».
L’analisi dell’Istat ha dedicato particolare attenzione all’ampliamento delle possibili disaggregazioni per genere, per cittadinanza, per presenza di limitazioni (disabilità), per livello territoriale. A questa si aggiunge un’analisi dell’andamento tendenziale nel lungo termine (ultimi 10 anni) e nel medio termine (quinquennio 2007-2012 e 2012-2017) della maggior parte degli indicatori, che consente di delineare un primo quadro statistico di sintesi dello stato di avanzamento rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il report approfondisce la situazione italiana in relazione a ciascuno dei 17 Sdgs nel periodo 2007/2017. Ed emergono luci e ombre. Un dato significativo riguarda la povertà (Goal 1) diminuita in Italia e in Europa, ma coinvolge ancora il 22,4% della popolazione, 113 milioni di individui. Il nostro Paese è ancora indietro sull’Istruzione di qualità (Goal 4): «L’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze», si legge nel rapporto. Battuta d’arresto anche per la riduzione del livello di inquinamento atmosferico da particolato (Goal 11). L’Italia presenta anche il maggiore prelievo di acqua per uso potabile pro capite tra i 28 Paesi dell’Unione europea (Goal 6) e l’efficienza della rete di distribuzione dell’acqua potabile è in peggioramento. Luci e ombre, si è detto, particolarmente evidenti nell’obiettivo di Sconfiggere la fame (Goal 2), visto che «continua ad aumentare la superficie investita in coltivazioni biologiche e diminuisce l’impiego dei fitofarmaci, ma aumentano anche le emissioni di ammoniaca, tornate ai livelli del 2010, e non diminuisce l’impiego dei fertilizzanti»; e nella parità di genere (Goal 5), dove «diminuisce la violenza contro le donne, ma ne aumenta la gravità e rimane stabile la violenza estrema. Il divario di genere è ampio, pur se in diminuzione nel lavoro domestico e di cura non retribuiti. Riguardo alle donne nei luoghi decisionali, economici e politici, emergono segnali positivi, ma la presenza resta bassa». Prosegue intanto il calo delle emissioni di gas serra (Goal 13) e il nostro Paesi si colloca in una «posizione virtuosa in Ue per il contenuto consumo di risorse naturali» (Goal 12). Buone notizie per il verde, con il 31,6% del territorio nazionale coperto da boschi, la cui estensione è aumentata dello 0,6% l’anno dal 2000 al 2015 (Goal 15). La quota di reddito nazionale lordo destinata dal nostro Paese all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo continua a crescere anche nel 2017, anche se l’Italia risulta lontana dagli obiettivi fissati dall’Agenda (Goal 17).
«L’attuale stato dell’arte non è tuttavia da ritenersi come definitivo – scrive il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, nella prefazione al Rapporto 2019 -. La finalità delle attività presenti e future consiste sia nell’ampliare il più possibile il quadro di informazioni statistiche disponibili, sia (e soprattutto) nell’offrire sempre più disaggregazioni utili a monitorare il progresso nel rispetto del principio fondamentale del “leave no one behind”».
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