Manes: un nuovo fisco per recuperare i patrimoni estinti
Dai patrimoni senza eredi, una potenziale ricchezza per il Paese, a condizione di attivare un meccanismo efficiente per il loro ri-utilizzo. La scorsa settimana, Enzo Manes, imprenditore (gruppo Intek) molto attivo sul piano sociale, ha pubblicato un’analisi sul tema sul Corriere della Sera. «Secondo una stima effettuata un paio di anni fa dalla Fondazione Cariplo – ha scritto Manes -, incrociando i dati della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie con quelli dell’Istat sulle aspettative di vita, nel 2030 la quota di patrimoni in capo a famiglie “estinte” potrebbe superare gli 800 miliardi. Una cifra da capogiro che rappresenta un’opportunità straordinaria per un intervento mirato a ridurre gli attuali, e sempre meno sostenibili, livelli di disuguaglianza nel nostro Paese. Grazie a un trasferimento filantropico di ricchezza che punti a utilizzare almeno una parte di queste risorse per progetti finalizzati al bene comune. Della crescita dei patrimoni infatti non tutti gli italiani si sono avvantaggiati nella stessa misura. Al contrario: se il cittadino italiano medio è sulla carta fra i più ricchi al mondo (nel 2016 la ricchezza pro-capite era di circa 143mila euro, ben superiore alla media degli altri Paesi), la realtà è che la distanza tra le famiglie più dotate di mezzi e famiglie più deboli in questi anni è cresciuta sostanzialmente, come indica l’indice Gini».
Manes riflette sull’opportunità di un modello fiscale che possa agevolare il trasferimento di questa ricchezza. «Nel nostro Paese – riprende l’imprenditore – i lasciti ereditari godono di un trattamento fiscale ingiustificatamente più favorevole rispetto ai redditi da lavoro. La proposta è semplice ed equa: senza toccare il diritto dei genitori di aiutare i figli, o i propri congiunti più diretti, l’imposta di successione può essere aumentata (solo per i gradi di parentela più distanti, dal terzo in poi) fino a raggiungere un’aliquota massima del 50%. Nel caso i lasciti vengano destinati per finalità sociali l’aliquota applicata sarebbe invece quella minima. Basterebbe una maggiore progressività e un intervento sui trasferimenti a soggetti con legami di parentela più deboli per aumentare di due o tre volte le risorse filantropiche rimesse in circolo nel Paese. Una stima di 250-300 miliardi di cui potrebbe beneficiare la collettività, attraverso i progetti che le organizzazioni non profit e gli enti filantropici svolgono a favore della cultura, dell’istruzione e dell’assistenza sociale».
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