In azienda il truffatore è uomo, dirigente, tra 30 e 40 anni
In Italia, un’azienda su cinque (21%) ha subito frodi economico finanziarie negli ultimi due anni, (23% nell’edizione 2014). A livello mondiale, la quota è stata del 36% (37% nel 2014), con l’Africa che risulta il Paese con il più alto tasso di criminalità economica nel mondo, pari al 57% nel 2016 (il 50% del 2014).
Lo rivela PwC nella Global Economic Crime Survey 2016, indagine condotta sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie (dalla corruzione al più recente cybercrime), e che ha comportato oltre 6.300 interviste in 115 Paesi, coinvolgendo 142 aziende italiane.
Circa la metà dei reati più gravi è stata commessa da dipendenti dell’azienda coinvolta, sia in Italia (43%) che a livello mondiale (46%). I truffatori interni sono in genere uomini laureati, con tre-cinque anni di servizio, un’età compresa tra i 31 e 40 anni e ricoprono una posizione dirigenziale di middle management.
In Italia, la categoria di frode più diffusa resta l’appropriazione indebita, che rappresenta il 70% circa delle frodi dichiarate (65% nel 2014), con un incremento del 5%, seguita dalla corruzione, in crescita al 23% (13% nel 2014). Al terzo posto si conferma il cybercrime, riportato nel 20% dei casi (22% nel 2014).
Il costo finanziario di ciascuna frode è in aumento. Il 14% degli intervistati, infatti, ha subito perdite per oltre 1 milione di dollari negli ultimi due anni. Dato che risulta particolarmente elevato in Italia, dove il 27% delle aziende dichiara danni superiori al milione di euro.
In Italia, i settori più colpiti risultano: energia, utilities ed industria mineraria (50%), servizi finanziari (35%), manifatturiero (17%), servizi professionali (11%).
Un’azienda su cinque è stata vittima del cybercrime in Italia, ma solo il 53% ha attivato un piano di prevenzione, seppur al di sopra della media globale del 37 per cento. Tale fenomeno è in espansione, considerando che il 30% delle aziende intervistate (34% a livello mondiale) considera il rischio di cybercrime un grave pericolo anche per il futuro.
Solo quattro aziende su dieci dispongono di personale di primo intervento pienamente addestrato contro reati informatici relativi alla sicurezza, mentre il 20% ha esternalizzato la funzione IT Security.
In Italia c’è una maggior fiducia nelle forze dell’ordine, impegnate nella lotta contro il cybercrime, rispetto a quanto emerso sul piano globale: quasi la metà delle organizzazioni (46%) ritiene che le forze dell’ordine siano adeguatamente dotate di strumenti di contrasto degli illeciti informatici, tra cui attacchi di hackers e malware, contro il 23% a livello globale.
Gli intervistati hanno tuttavia dichiarato che sono stati la motivazione sui dipendenti e il clima aziendale, il danno alla reputazione e le relazioni commerciali insieme ai rapporti con le autorità di vigilanza ad avere avuto l’impatto maggiore sulle aziende italiane.
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