ET.retail/ 08 - Fabio Brescacin
Il presidente di NaturaSì: «Sostenibilità? Più che “sostenere”, serve “rigenerare”»
L’attenzione e i consumi di prodotti biologici e biodinamici oggi sono molto elevati. Lo attesta Fabio Brescacin, fondatore e presidente di EcorNaturaSì, società italiana della grande distribuzione organizzata specializzata nella distribuzione di prodotti biologici e biodinamici, nell’ottava puntata della nuova serie di interviste “La sostenibilità al dettaglio” che ETicaNews dedica al settore del retail. Il presidente sottolinea non solo che «i temi della sostenibilità sono stati alla base della fondazione» di NaturaSì, ma anche che «tutta l’azienda è orientata alla sostenibilità». Brescacin racconta che «dal censimento annuale tra i produttori agricoli fornitori di NaturaSì» emerge «la fotografia di una comunità che investe sulla difesa del clima, sulla salvaguardia dei campi e sulla salute dei cittadini». L’imprenditore descrive i clienti di NaturaSì come molto attenti e “vocali”, in più «premiano la scelta ecologica e ambientale che si ripercuote su alcuni aspetti della spesa quotidiana» come l’eliminazione dell’acqua in pet, l’uso di sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta, la diminuzione del packaging in plastica e la vendita di prodotti sfusi. Il fondatore di NaturaSì pensa che la vendita al dettaglio abbia un ruolo educativo importante nel sensibilizzare «il consumatore affinché faccia scelte a favore della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente».
In che modo i temi sostenibili sono presenti nella vostra attività retail?
I temi della sostenibilità sono stati alla base della fondazione di questa azienda. Come prima cosa, ci siamo interessati alla cura della terra: pensiamo infatti che ci possa essere un’agricoltura che si prende veramente cura di essa, delle risorse naturali, delle piante, degli animali e del paesaggio. Siamo nati quindi per sostenere gli agricoltori che negli anni 60-70 avevano iniziato un’agricoltura in controtendenza rispetto a quella convenzionale.
Quali iniziative di sostenibilità avete implementato o state progettando?
Nel nostro caso non si tratta semplicemente di progettare iniziative. È tutta l’azienda ad essere orientata alla sostenibilità: vendere prodotti coltivati nel rispetto dell’ambiente vuol dire contribuire al tema. Ormai non parliamo neanche più di sostenibilità perché ci sembra che la situazione ecologica non debba essere “sostenuta” bensì “rigenerata”.
Quali risultati state ottenendo?
Uno dei risultati che dimostra l’impegno delle aziende agricole in chiave di sostenibilità e soprattutto di rigenerazione riguarda il “bilancio del carbonio”, ovvero la quantità di anidride carbonica che viene emessa nell’atmosfera rispetto alla quantità che viene assorbita dal terreno. Va considerato che oggi l’agricoltura convenzionale è responsabile di una porzione considerevole delle emissioni di gas climalteranti. Dal censimento annuale tra i produttori agricoli fornitori di NaturaSì emerge che due aziende su tre adottano pratiche volte ad aumentare la capacità di assorbimento del carbonio nel suolo: uso di compost, sovesci plurispecie, compostaggio superficiale, inerbimenti, pacciamatura verde. Quello che emerge è la fotografia di una comunità che investe sulla difesa del clima, oltre che sulla salvaguardia dei campi e sulla salute dei cittadini. La maggior parte delle aziende adotta pratiche agricole costose in termini economici e di lavoro ma che generano impatto positivo. Gli agricoltori che scelgono questa strada lo fanno per salvaguardare la qualità del prodotto, ma anche per “pesare” meno sul Pianeta, anzi per contribuire a quello che dovrebbe essere lo sforzo comune maggiore delle nostre società: mettere in atto pratiche che non solo evitino la formazione di gas serra ma anche aumentino la capacità di assorbirli. Ci sono punte di grande valore nella capacità di assorbimento agricolo dei gas serra. Nel 2020 NaturaSì assieme a Soil and More, un’organizzazione tedesca da anni impegnata nella determinazione degli impatti dell’agricoltura su ambiente e salute, ha condotto uno studio su alcune aziende del proprio ecosistema. Nell’azienda agricola biodinamica San Michele di Cortellazzo (Venezia) ad esempio si è calcolato che la CO2 sottratta dall’atmosfera e incorporata nel suolo, in forma di sostanza organica, supera complessivamente le 8 tonnellate l’anno per ognuno degli ettari coltivati.
Che reazione e feedback ricevete dal pubblico quando comunicate il vostro impegno verso la sostenibilità nelle pubblicità e sui social?
Siamo partiti da un piccolo negozio, ora abbiamo centinaia di migliaia di persone che regolarmente scelgono i nostri prodotti. I consumatori premiano la scelta ecologica e ambientale che si ripercuote su alcuni aspetti della spesa quotidiana: ad esempio in molti dei nostri negozi abbiamo eliminato l’acqua in pet e installato erogatori d’acqua; sosteniamo l’uso di sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta e stiamo progressivamente diminuendo il packaging in plastica dei prodotti a marchio sostituendolo con soluzioni più sostenibili come la carta. Si tratta di iniziative apprezzate dai consumatori ma molto rimane da fare: per noi come azienda, ad esempio, sostenere la vendita di prodotti sfusi è importantissimo in ottica di sostenibilità, abbiamo deciso di continuare su questo fronte, vogliamo che questa buona pratica diventi parte della spesa quotidiana.
Quali richieste ricevete maggiormente dai clienti in chiave sostenibile?
I nostri clienti sono molto attenti, a volte riceviamo anche delle critiche o dei suggerimenti di miglioramento. Partendo dagli spunti dei consumatori, soprattutto sul tema plastica, abbiamo lavorato molto: si pensi ad esempio al passaggio dal packaging di plastica a quello di carta per alcune confezioni di prodotti a marchio.
Misurate una crescita di attenzione verso i prodotti sostenibili? Saprebbe quantificarlo?
NaturaSì è un’azienda cresciuta su questi temi: quando siamo nati non si parlava nemmeno di sostenibilità. La crescita in termini di clienti e punti vendita è la dimostrazione concreta che l’attenzione e i consumi di prodotti biologici e biodinamici è andata sempre crescendo.
Ci sono ambiti di prodotto dove la sostenibilità ha una maggiore incidenza sulle scelte del consumatore?
Il consumatore dimostra molta attenzione per i prodotti freschi, in particolare per frutta e verdura.
Pensa che chi si occupa di vendita al dettaglio possa contribuire allo sviluppo di una società più attenta alla sostenibilità?
Sì, la vendita al dettaglio è importante perché il consumo determina qualità e quantità della produzione. Pensiamo che sia fondamentale lavorare con il consumatore affinché faccia scelte a favore della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. È così che si attua un processo di consapevolezza nei confronti delle persone che determinano poi l’atto d’acquisto. Come accennato, la vendita di prodotti sfusi, dal punto di vista economico, non incide in maniera rilevante sui ricavi, per noi, tuttavia, fa parte di un processo educativo che sentiamo di portare avanti nei confronti dei consumatori. Si pensi anche al fatto che fino a qualche decina di anni fa non si parlava di bio, ora l’attenzione sul tema è molto elevata.
Alessia Albertin
ET.peopleet.retail