Il Parlamento Ue vota la “stretta” sul Green Bond standard
Lo scorso 16 maggio, è arrivata la prima “stretta” formale da parte del Palamento europeo sui green bond. I deputati della Commissione Affari economici e monetari, si legge in un comunicato, hanno adottato la loro posizione negoziale sul Regolamento sui green bond europei. Il testo, preparato da Paul Tang, introduce numerose modifiche alla proposta della Commissione ed è stato approvato con 44 voti a favore, 12 contrari e 3 astensioni. Tang è il parlamentare che, anche nei mesi scorsi, aveva agito con più convinzione nella direzione di un approccio più severo, rispetto all’ipotesi di Green Bond standard (EuGbs) proposto da Bruxelles (vedi il VADEMECUM Action Plan/3 – Una rivoluzione lunga 4 anni).
«Il Parlamento sta dando un segnale chiaro prima dei negoziati con il Consiglio» – ha spiegato Tang, in vista dei primi incontri con gli Stati membri, che inizieranno in queste settimane. «Lo standard dei green bond europei deve essere pienamente allineato alla Tassonomia dell’Ue per diventare il gold standard nel mercato internazionale dei green bond. Con i piani di transizione, mettiamo i green bond europei al centro della transizione delle imprese verso un’economia sostenibile. Siamo seriamente intenzionati a porre fine al greenwashing. Quando questo regolamento diventerà legge, dire semplicemente che l’obbligazione della propria azienda è verde non sarà più sufficiente».
SI ALLARGA IL CAMPO DI APPLICAZIONE
La proposta modificata, si legge nella nota del Parlamento, mira a regolamentare meglio l’intero mercato dei green bond, anziché limitarsi a istituire il marchio European Green Bond (EuGB), e a ridurre il cosiddetto “greenwashing”.
Per tutte le obbligazioni commercializzate come verdi, vengono introdotti requisiti di trasparenza, tra cui l’allineamento con la normativa sulla Tassonomia sull’uso dei proventi derivanti dall’emissione di obbligazioni. Ciò consentirebbe agli investitori di confrontare gli EuGB con altri green bond esistenti. Inoltre, tutti coloro che emettono obbligazioni verdi devono avere delle garanzie per assicurare che non danneggino le persone o il pianeta.
NUOVI REQUISITI
Per evitare che le società “brown” (cioè con industrie altamente inquinanti) utilizzino il marchio EuGB per fingere di essere più verdi di quanto non siano in realtà, la proposta modificata richiede che tutti gli EuGB abbiano piani di transizione verificati. Il testo garantisce inoltre che tutti gli emittenti di obbligazioni verdi abbiano processi in atto per identificare e limitare i principali impatti negativi della loro attività. Infine, vieta a tutti gli emittenti provenienti da Paesi che rientrano nella lista grigia o nera dei paradisi fiscali dell’Ue di emettere EuGB.
UNA MAGGIORE VIGILANZA
La vigilanza viene rafforzata in vari modi. I revisori esterni che esaminano gli EuGB dovrebbero avere meno conflitti di interesse e sono state incluse disposizioni per garantire che le autorità possano vietare alle società di emettere EuGB se non rispettano le regole. Il testo adottato garantisce anche una maggiore pressione del mercato a rispettare le regole, assicurando agli investitori un ricorso legale se il mancato rispetto delle regole da parte dell’emittente porta al deprezzamento di un green bond.
OCCHIO A GAS E NUCLEARE
Il testo adottato prevede requisiti di trasparenza più stringenti, in modo che quando un emittente di green bond intende destinare i proventi ad attività legate all’energia nucleare o al gas fossile, una dichiarazione deve apparire in modo evidente sulla prima pagina del Factsheet dell’EuGB.
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