Ibm prende posizione: perché gli Esg non sono “woke”
«La chiave è vedere l’Esg come un fattore di trasparenza. Se considerato come un veicolo per la creazione di valore aziendale, piuttosto che come un semplice esercizio di rendicontazione, l’Esg genera intuizioni che creano opportunità e incrementano le performance». Sono parole utilizzate da uno dei più noti gruppi americani, Ibm, nella presentazione del report The ESG ultimatum: Profit or perish (profitto o morte). Un titolo significativo, da un soggetto significativo, perché ha l’obiettivo di entrare a gamba tesa nel dibattito che sta infuocando gli Stati Uniti sui fattori environmental, social e governance.
«L’Esg – si legge – non è un freno alle prestazioni aziendali. È un acceleratore che spinge la redditività e la crescita».
A realizzare lo studio è stato, per la precisione, l’Ibm Institute for Business Value (Ibv), attraverso una survey su manager e consumatori. In particolare, Ibv ha intervistato 2.500 dirigenti di 22 settori e 34 Paesi, approfondendo la strategia, l’approccio e l’operatività Esg; quali vantaggi si aspettano dalle iniziative Esg e come valutano l’Esg rispetto ad altri obiettivi di aziendali. L’Ibv ha anche intervistato più di 20mila consumatori in 34 Paesi in merito ai loro atteggiamenti verso la sostenibilità e la responsabilità sociale, e come queste ultime influenzino le decisioni di acquisto, di investimento e di carriera.
I ricercatori sono consapevoli della battaglia politica avviata dai Repubblicani statunitensi. «È in corso una battaglia su queste tre lettere. Alcuni sostengono che siano un sintomo di “wokeness”, mentre altri ritengono che siano essenziali per migliorare le condizioni sociali e ambientali. Ma si tratta di una falsa dicotomia. Sebbene la conversazione sia diventata controversa, con gli opinionisti che contrappongono l’etica delle iniziative ambientali, sociali e di governance (Esg) ai loro costi economici, i dati raccontano una storia diversa».
E cioè, appunto, che non c’è contrapposizione, bensì «accelerazione di redditività e crescita».
Entrando nel merito della ricerca, lo studio rivela che:
- il 76% dei dirigenti intervistati afferma che gli Esg sono fondamentali per la propria strategia aziendale
- quasi 3 dirigenti su 4 (72%) considerano gli Esg come un fattore di crescita piuttosto che un costo, suggerendo che, contrariamente all’opinione comune, i criteri Esg e la redditività non sono in contrasto
- il 76% dei manager intervistati è d’accordo o fortemente d’accordo sul fatto che la propria organizzazione si concentra sul raggiungimento dei risultati Esg, non solo sui requisiti di reporting.
Lo studio rivela anche che i manager intervistati indicano dati inadeguati (41%), come il maggiore ostacolo ai loro progressi Esg, seguiti da barriere normative (39%), standard incoerenti (37%) e competenze inadeguate (36%).
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