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I social bond battono i “tradizionali”
I social bond, a parità di maturità e rating, hanno mediamente uno yield dell’1,03 percento, contro un 0,66% dei bond tradizionali. È quanto emerge dallo studio “Shifting the emphasis to the Social factor in ESG“, presentato ieri da Douglas Farquhar, Client Portfolio Manager di Nn Ip, in occasione di un press event internazionale. L’analisi mette a confronto l’indice iBoxx Euro Social Bond dei social bond con il Bloomberg Euro Aggregate Index di quelli tradizionali.
I Social bond sono simili ai Green, la differenza è che «l’uso dei ricavi deve avere un impatto sociale positivo, come l’offerta conveniente di infrastrutture e servizi necessari, unitamente a un impatto neutrale o positivo per l’ambiente». Inoltre, «il target del progetto a impatto deve essere specifico», ad esempio, deve essere rivolto a comunità sotto la fascia minima di povertà, analfabeti, disabili, disoccupati.
Lo yield maggiore dei social bond rispetto ai tradizionali porta poi a riflettere sul confronto con i green bond. Questi ultimi, secondo recenti analisi di Esma (vedi l’analisi Il “greenium” non teme l’inflazione. Anzi), hanno un rendimento inferiore rispetto al mercato tradizionale, ossia scontano il cosiddetto Greenium, fenomeno che, per contro, agevola l’emittente che li emette con un costo inferiore. Gli investitori, secondo Esma, utilizzano i green bond come hedge al cambiamento climatico nel lungo termine, e quindi accettano di acquistarli nonostante lo yield significativamente minore rispetto al mercato.
In base a queste indicazioni, i social bond avrebbero ancora un vantaggio di rendimento rispetto ai green bond.
Lo studio mostra anche come l’esplosione dei social bond sia avvenuta nel 2020, con il passaggio degli investimenti da circa 20 a 130 miliardi di euro.
In generale, Nn Ip si aspetta che il mercato cresca a quota 200 miliardi di euro entro fine 2022.
Alessandro Fenili
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