ET.csrd_applicata/12 - Filippo Bocchi, Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità
Hera: «Csrd, necessaria semplificazione per creare valore»
L’adeguamento alla Csrd ha richiesto ad Hera non solo un’evoluzione dei processi e degli strumenti, ma anche uno sforzo significativo di sintesi e rappresentazione delle strategie Esg. Lo racconta Filippo Bocchi (nella foto), Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità del Gruppo, in questa nuova intervista della serie che ETicaNews dedica all’allineamento delle aziende quotate italiane alla Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd). All’intervista ha partecipato e contributio anche Gianluca Principato, Responsabile Reporting di Sostenibilità del Gruppo Hera.
«Pur avendo consolidato nel tempo strategie ambientali e sociali – spiega Bocchi – è la prima volta che dobbiamo esplicitarle in modo chiaro ed efficace all’interno del bilancio, secondo i requisiti degli Esrs. È stata più una sfida di rappresentazione che di contenuto». Tra le principali novità organizzative, spicca l’introduzione della figura del doppio dirigente preposto, con il Cfo responsabile per i documenti contabili e un responsabile dedicato alla Dichiarazione di Sostenibilità. Una scelta che ha valorizzato il know-how del team di reporting Esg, operativo da anni all’interno della Direzione Valore Condiviso e Sostenibilità. Il processo ha richiesto anche il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica: Hera ha sostituito la piattaforma di raccolta dati adottata nel 2016 con un nuovo software integrato, capace di gestire in modo coerente sia il bilancio finanziario sia quello non finanziario, supportando anche i nuovi requisiti di tracciabilità e taggatura Xbrl. «La vera sfida – conclude Bocchi – è fare in modo che questo effort aggiuntivo e questi investimenti generino valore. Abbiamo sempre concepito il reporting di sostenibilità come uno strumento gestionale. Ma con oltre mille data point richiesti dagli Esrs, serve una semplificazione che consenta di mantenere il focus strategico ed evitare che i costi superino i benefici».
Quali sono state le principali difficoltà nel processo di adeguamento alla Csrd? O quali state riscontrando nell’allineamento alla direttiva?
Abbiamo avviato il percorso nell’autunno 2023, subito dopo la pubblicazione degli standard Esrs, con una gap analysis per individuare le aree di miglioramento. Questo ci ha consentito di valutare il nostro livello di allineamento e di identificare gli aspetti che richiedevano un intervento più strutturato. Essendo già organizzati nella rendicontazione di sostenibilità, la principale sfida è stata integrare il bilancio di sostenibilità con quello finanziario, in linea con le richieste della Csrd, che impone una maggiore coerenza tra le due dimensioni. A tal fine, abbiamo sviluppato un sistema di controllo interno Esg conforme alle nuove disposizioni normative, garantendo al contempo elevati standard di qualità e affidabilità dei dati. Un’altra complessità riguarda la raccolta di informazioni lungo la catena del valore, che richiede dati dettagliati quasi sempre non disponibili. Infine, un’ulteriore sfida è stata l’esplicitazione delle politiche aziendali Esg. Pur avendo consolidato nel tempo strategie ambientali e sociali, è la prima volta che dobbiamo sintetizzarle in modo chiaro ed efficace all’interno del bilancio, rispettando i requisiti dello standard. Si è trattato in questo caso più di una sfida di rappresentazione che di contenuto.
Come si è modificato l’assetto organizzativo della reportistica, in termini di allocazione delle responsabilità, eventuali nuove funzioni e nuove competenze?
A livello macro, la nostra struttura organizzativa non ha subito modifiche rilevanti, ma il ruolo della rendicontazione Esg è diventato più centrale. La necessità di una maggiore affidabilità e trasparenza delle informazioni ha portato a un rafforzamento della responsabilizzazione dei referenti dei dati e all’introduzione di un sistema di gestione più strutturato. Abbiamo introdotto la figura del doppio dirigente preposto: il Cfo, che mantiene la responsabilità per i documenti contabili, e un responsabile specifico per l’attestazione della Dichiarazione sulla Sostenibilità. Ciò ha valorizzato le competenze possedute dal team che si occupa da anni della rendicontazione di sostenibilità collocato organizzativamente nella Direzione Valore Condiviso e Sostenibilità. Inoltre, abbiamo rafforzato la responsabilizzazione dei referenti della raccolta dati, rendendo più stringente l’accountability nella fornitura e pubblicazione delle informazioni, evitando elaborazioni superflue e garantendo maggiore affidabilità. L’obiettivo è integrare la rendicontazione Esg nei processi di business, trasformandola in una pratica diffusa. L’integrazione della sostenibilità nei processi aziendali ha favorito una maggiore sinergia tra diverse funzioni, contribuendo a superare i tradizionali silos organizzativi. In particolare, il team di Investor Relations è oggi uno dei principali promotori della sostenibilità in azienda, con cui interagiamo quotidianamente.
Quali sono stati i cambiamenti che la Csrd ha attivato in termini di specifiche tecnologie (per la conformità) e di piattaforme per la raccolta dati?
Con l’entrata in vigore della Csrd, abbiamo dovuto rivedere le tecnologie utilizzate per la gestione dei dati di sostenibilità. Dal 2016 utilizziamo una piattaforma dedicata alla raccolta dati di sostenibilità, implementata con l’introduzione della Dnf, che ha consentito una prima informatizzazione del processo. Tuttavia, la Csrd ha introdotto requisiti più stringenti sulla tracciabilità e l’affidabilità delle informazioni, rendendo necessaria una revisione complessiva del sistema. Abbiamo quindi deciso di sostituire la piattaforma esistente con un nuovo software integrato in grado di gestire sia il bilancio finanziario sia quello non finanziario. Questo nuovo strumento ci consentirà di migliorare la tracciabilità delle informazioni, ridurre il rischio di errori manuali e automatizzare molti processi di validazione dei dati. Inoltre, il nuovo sistema supporterà la trasmissione elettronica del bilancio e la taggatura Xbrl.
Come sono stati definiti gli indicatori degli impatti e degli output lungo la catena del valore? Come sono stati coinvolti i fornitori?
L’adeguamento alla Csrd ha richiesto un approfondimento sugli indicatori di impatto lungo la catena del valore, con particolare attenzione alle metodologie di misurazione e rendicontazione. Uno dei temi più critici è senza dubbio la rendicontazione dei flussi di risorse in entrata (materie prime e risorse utilizzate nei processi produttivi). Questo aspetto ha avuto un impatto significativo sulla nostra organizzazione, e la Direzione Acquisti ha svolto un lavoro importante per sensibilizzare i fornitori sulle nuove richieste di rendicontazione. Tuttavia, ottenere le informazioni necessarie non è stato affatto semplice. Per questo motivo, stiamo adottando un approccio graduale, partendo dai principali prodotti acquistati, con l’obiettivo di migliorare progressivamente i processi di acquisto in un’ottica di economia circolare. In generale, la gestione della supply chain è una sfida complessa. Proprio per questo, la nostra direzione Acquisti ha attivato un progetto specifico per coinvolgere i fornitori su temi Esg, con attività di sensibilizzazione e formazione. Questo percorso era già iniziato prima dell’entrata in vigore della Csrd, ma la direttiva ha accelerato il processo e ha reso necessario un approccio più strutturato.
Quale è stato il coinvolgimento del top management e del consiglio di amministrazione nel processo di allineamento alla Csrd?
Nel definire il piano di risoluzione dei gap emersi dall’analisi di allineamento alla Csrd, abbiamo coinvolto tutti i direttori e il top management, presentando le principali criticità riscontrate. Questo approccio ha garantito l’onboarding delle persone nelle diverse business unit, che hanno poi operato concretamente per colmare le lacune identificate. Per quanto riguarda il Consiglio di amministrazione, oltre alla formazione iniziale e agli aggiornamenti periodici sullo stato di avanzamento del progetto Csrd, il coinvolgimento si è concentrato in particolare sul Comitato etico e sostenibilità. Quest’ultimo è responsabile della supervisione e dell’approvazione del bilancio di sostenibilità prima della sua presentazione al Cda.
Come viene condotta l’analisi di doppia materialità? Quali framework e metodologie vengono utilizzati?
L’introduzione dell’analisi di doppia rilevanza ha richiesto un forte coinvolgimento del management, oltre che a diversi livelli aziendali. Questo approccio ha trasformato il processo in un elemento strategico per l’azienda. Abbiamo integrato l’analisi sfruttando processi già esistenti, quali: risk management, pianificazione industriale, valutazioni di impatto ambientale. L’analisi di doppia rilevanza non è stata solo uno strumento per individuare i temi da rendicontare, ma si è evoluta in un driver per lo sviluppo futuro dei processi aziendali. Un caso concreto riguarda il risk management, che, grazie all’integrazione con la Csrd, ha iniziato a considerare orizzonti temporali più estesi per la valutazione dei rischi climatici.
Sono stati previsti percorsi di formazione interna sulle tematiche legate alla Csrd?
Abbiamo sviluppato un pacchetto di formazione sulla direttiva Csrd e lo standard Esrs, articolato in più fasi e livelli. Inizialmente, la formazione è stata erogata a chi partecipa alla redazione del bilancio di sostenibilità e, successivamente, resa disponibile online per tutti i dipendenti, con partecipazione obbligatoria per i coinvolti nel bilancio e volontaria per gli altri. Oltre alla formazione generale, sono stati attivati due percorsi specifici: per i dirigenti di vertice (direttori di funzione) e per i consiglieri di amministrazione e top management. Le sessioni per il top management sono state sintetiche e focalizzate sulle principali novità normative, mentre il percorso per i responsabili del bilancio ha approfondito le richieste informative dello standard.
Quali investimenti sono stati necessari per adeguarsi alla Csrd? Avete calcolato una stima del costo totale del processo di compliance?
L’adeguamento ha richiesto un investimento rilevante, sia in termini economici sia organizzativi. Oltre ai costi legati alla verifica e certificazione del bilancio di sostenibilità, abbiamo investito nella formazione del personale e stiamo investendo nell’implementazione di nuove piattaforme tecnologiche con consulenze specialistiche. Abbiamo inoltre allocato risorse aggiuntive per la gestione del processo di compliance, con un incremento delle competenze interne e una maggiore strutturazione del sistema di controllo. La sfida è fare in modo che questo effort aggiuntivo e questi investimenti portino benefici non solo in termini di trasparenza, ma anche in termini di creazione di valore. Si tratta di una sfida complessa perché gli Esrs sono oggettivamente troppo complicati ed è difficile cogliere la visione strategica, giustissima, della Csrd nei 1.059 data point. Noi abbiamo sempre considerato il reporting di sostenibilità uno strumento gestionale per il miglioramento delle performance Esg. Per fare in modo che sia così anche con gli Esrs, una semplificazione degli standard è necessaria perché il rischio è che i costi siano superiori ai benefici.
Come vengono integrati i target Csrd nel piano industriale della vostra azienda?
I nostri obiettivi Esg erano già fortemente integrati nella strategia aziendale, in particolare per quanto riguarda la transizione energetica e la neutralità carbonica. A conferma di questa visione, il nostro Cda ha approvato nel luglio 2024 un Piano di Transizione Climatica al 2050, che è uno degli elementi chiave richiesti dalla stessa Csrd. In futuro, ci aspettiamo un’evoluzione progressiva degli obiettivi, ma la nostra impostazione è già in linea con le principali sfide richieste dalla direttiva.
Siete in grado di indicare quanto la rendicontazione Csrd peserà in termini di pagine della Relazione sulla gestione?
L’obiettivo è rendere la dichiarazione il più chiara e sintetica possibile, rispettando le caratteristiche qualitative richieste dallo standard. Tuttavia, la mole di informazioni richieste dalla Csrd è considerevole, e questo ha reso necessario un lavoro approfondito di riorganizzazione dei contenuti. La nostra Dichiarazione Non Finanziaria (Dnf) era di circa 400 pagine, mentre con la Csrd abbiamo ridotto la sezione sulla sostenibilità a circa 200 pagine, senza sacrificare la completezza delle informazioni. Se consideriamo l’intero documento di bilancio, la rendicontazione Csrd occuperà circa il 50% del totale.
La società pubblicherà anche un Bilancio di sostenibilità a parte? Con quali caratteristiche?
Oltre alla rendicontazione obbligatoria richiesta dalla Csrd, continueremo a pubblicare una reportistica volontaria più divulgativa, in linea con il nostro approccio alla sostenibilità adottato dal 2016. Inoltre, continueremo a pubblicare report tematici su argomenti specifici che fanno parte della nostra identità aziendale e sono molto seguiti dai nostri stakeholder, in quanto offrono una visione più immediata e accessibile del nostro impegno per la sostenibilità.
Giulia Bandini
CsrdET.csrd_applicataFilippo BocchiGruppo Hera