Green bond & Co, le stime di Moody’s e il dibattito sulle nuove label
Nel 2020 le emissioni obbligazionarie green, social e sostenibili arriveranno a 400 miliardi di dollari, in aumento del 24% dal record precedente di 323 miliardi raggiunto nel 2019. Lo indica un’analisi di Moody’s di inizio febbraio stimando la crescita di ciascuna tipologia di bond: i green bond arriveranno a 300 miliardi, i social bons a 25 miliardi e i sustainability bond a 75. In particolare, grazie a un mercato sempre più maturo, l’anno sarà all’insegna della diversificazione. Da un lato, Moody’s si attende che le emissioni di social bond e di sustainability bond siano più diversificate in termini di settore e regione, con un trend simile a quello che abbiamo visto per i green bond. Dall’altro, l’emergere di nuove label per l’utilizzo dei ricavi supporterà la crescita oltre queste tipologie di emissioni. «Ma non senza dibattito», precisa Moody’s ricordando che il raggiungimento degli obiettivi delle Nazioni Unite, inclusa la decarbonizzazione, richiederà un’ampia transizione dell’economia che vada oltre ai modelli di business tradizionalmente ritenuti green. «Label altrenative sui temi della sostenibilità, come i transition bond, potrebbero aiutare a incanalare gli investimenti verso un più ampio range di progetti che sono importanti per lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, sulla base delle nostre conversazioni con gli attori del mercato, in molti hanno sollevato preoccupazioni sulla mancanza al momento di un chiara definizione su quali progetti potrebbero qualificarsi per questo segmento emergente di finanza sostenibile. Comne risultato crediamo che la crescita di transition bond o altre laber potrebbe essere scostante nel breve termine finché non ci sarà più chiarezza sulle definizioni, nonostante la significativa attenzione del mercato».
Il rischio di un uso innovativo delle label per attirare gli investitori sostenibili, spiega Moody’s, è che potrebbe prolungare la vita degli asset a uso intensivo di carbone e dare guadagni di efficienza di breve termine. Un caos che ha suscitato dibattito, rileva Moody’s, è stato il green bond di Repsol di maggio 2017 per ridurre in parte le emissioni della sua rete di oil e gas. L’emissione ha dato vita a un acceso dibattito ed è risultata nell’esclusione da parte della Climate Bonds Initiative (che elabora un green bond database). In risposta, fa notare Moody’s, sono emerse nuove label in un «tentativo di descivere in manier apiù precisa l’obiettivo dei progetti finanziati», citando l’Energy Transition Bond di Castle Peak Power Finance Company Limited (Hong Kong) emesso per finanziare un impianto di gas natuarle, e il Climate Action Bond di Snam emesso per finanziare investimenti in biometano ed efficienza energetica.
Per quanto riguarda i Transition bond sono diverse le definizioni. Tra queste sono citate le linee guida elaborate da Axa Investment mManagers: i transition bond sono pensati per quelle società ad uso intensivo di carbone che al momento non hanno sufficienti asset green ma che necessitano di finanziamenti per ridurre la loro impronta di carbonio.
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