Il sistema finanziario ha la capacità di mitigare le sfide ambientali e sociali delineate dall’Agenda per lo Sviluppo sostenibile al 2030. Ma per far fronte a tali sfide i fattori ambientali, sociali e di governance (Esg), compresi i diritti umani, devono essere integrati in tutto il ciclo di vita dell’investimento.
Lo sostiene una dichiarazione inviata ai responsabili politici dell’Unione europea, ai membri del Congresso degli Stati Uniti, alle agenzie delle Nazioni Unite e all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), da un gruppo di investitori istituzionali, che rappresentano 1.300 miliardi di dollari di attività in gestione.
I firmatari della dichiarazione “Making Finance Work for People and Planet”, come riportato anche dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/172 – Investitori: Ue, avanti con l’Action Plan!) si concentrano su due punti principali nella loro richiesta: che gli investitori istituiscano e seguano solide procedure di due diligence per gestire i rischi per le persone e l’ambiente; che i governi appoggino la due diligence degli investitori attraverso una migliore regolamentazione dei sistemi finanziari.
Per questo motivo, i firmatari affermano di sostenere l’Action Plan Ue sulla finanza sostenibile, «che ha richiesto l’integrazione delle questioni di sostenibilità nella gestione del rischio degli investitori. Prendiamo inoltre atto con entusiasmo dei recenti sviluppi che indicano come il Parlamento europeo e il Consiglio abbiano raggiunto un accordo politico provvisorio su una nuova serie di norme che impongono agli investitori europei di svolgere la due diligence e rivelare le misure che adottano per affrontare l’impatto negativo delle loro decisioni di investimento sulle persone e sul pianeta».
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