Giovannini (Asvis) boccia il Piano nazionale per i fondi europei
La bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presentata dal governo, presenta diverse lacune. Lo ha spiegato il 4 febbraio il portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) Enrico Giovannini, durante un’audizione delle Commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei Deputati.
L’Europa, si legge in una ricostruzione di Asvis, ha reso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile una priorità, e da questi sono stati derivati i sei pilastri su cui si poggiano le linee guida per l’utilizzo del Next generation Eu. Una connessione importante, che presuppone una piena coerenza tra le politiche da mettere in campo.
Attualmente nel Pnrr italiano manca la definizione di target e obiettivi quantificabili, come invece dovrebbe essere, e servono indicatori di risultato di tipo finanziario e non. Altro capitolo in cui è carente il Piano italiano è quello legato alle riforme, che sono necessarie e che devono guidare gli investimenti. Le risorse e gli investimenti che scaturiranno dal Next generation Eu devono, infatti, andare di pari passo con il Piano nazionale di riforme (Pnr) e, per questo motivo, quest’ultimo andrebbe riscritto con un’ottica diversa da quella usata negli ultimi anni.
«Elemento importante – ha continuato Giovannini – è il fatto che i progetti presenti nel Piano devono rispondere al principio di non nuocere all’ambiente. Un principio fortissimo, coerente e in linea con il Green new deal. Questo nel Pnrr non si vede». Risulta infatti assente la questione “biodiversità”, nonostante parliamo di un tema centrale a livello europeo.
Sul principio di coerenza, dal Piano nazionale non si evince un cambio di direzione della programmazione finanziaria nazionale in favore dello sviluppo sostenibile. Per spiegarlo Giovannini ha portato questo esempio al tavolo di dibattito: «Dei 209 miliardi di euro dobbiamo indirizzare circa 80 miliardi alla transizione ecologica, ma attualmente destiniamo 19 miliardi di euro del bilancio dello Stato nella direzione opposta (in sussidi dannosi all’ambiente). Uno scompenso che va corretto prima possibile».
Senza una buona governance, pur ottenendo l’intera cifra che ci spetta, non saremo però in grado di spendere in maniera efficace ed efficiente le risorse. Su questo aspetto il Pnrr italiano non chiarisce come debbano essere ripartiti i fondi e, su temi che impattano su materie di competenza statali, regionali e delle città, serve una serio coordinamento di “governance multilivello” per raggiungere i risultati sperati.
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