Genovese (Consob): «Poche Dnf? Indagare le cause per possibili correttivi»
Il basso numero di società che redige una Dnf deve far riflettere, anche per la rilevanza finanziaria e societaria della rendicontazione, che è elevata e in prospettiva lo sarà ancora di più. La riflessione è stata avanzata dal commissario Consob Anna Genovese questa mattina durante la videoconferenza di presentazione dell’ultimo Rapporto annuale dell’authority sulla corporate governance delle società italiane quotate in Borsa.
Consob ha pubblicato nelle scorse settimane l’elenco della Dnf 2019 che si sono attestate a 208 dalle 20 del 2018 (si legga l’articolo “Consob, ecco le 208 italiane della Dnf”). Si tratta di meno dell’1% del totale delle imprese italiane. Fra le società quotate la percentuale di diffusione delle Dnf è del 65% circa. Un terzo delle società quotate italiane quindi non produce questo documento.
«Il fatto fa riflettere – ha commentato genovese — . Anche perché, al di là dei numeri, la rilevanza finanziaria e societaria della Dnf, già in atto è elevata e in prospettiva lo sarà ancora di più. Ciò vale sia per le società obbligate a rendere questa informativa, sia per quelle titolate a fare una scelta al riguardo. Questioni prima non tracciate, o eventualmente affrontate in termini di c.d. responsabilità sociale dell’impresa, sono salite di livello nell’organizzazione aziendale, fino ad arrivare al cda che gestisce l’impresa e che approva la Dnf per la presentazione in assemblea. C’è da aspettarsi che il passaggio consiliare sulla Dnf inevitabilmente abbia delle ricadute sui piani strategici approvati e sulle scelte gestionali e operative».
Nel suo intervento, Genovese indica anche dei possibili correttivi. «Se si volesse mettere in campo un intervento pubblico per correggere questo risultato – ha affermato –, sarebbero da pesare vantaggi e svantaggi delle diverse policy. Si possono in astratto mettere in campo varie misure: un intervento sul perimetro delle società quotate obbligate alla Dnf (per estenderlo) oppure incentivi pubblici alla Dnf volontaria, fiscali e no (fra le misure non fiscali, si pensi a norme più articolate in materia, per avvicinare la Dnf, almeno quella volontaria, con proporzionalità, alle esigenze delle diverse realtà aziendali, oppure si pensi a sistemi premiali per le imprese che volontariamente redigono la Dnf nell’ambito della selezione delle imprese cui affidare le commesse pubbliche)».
Lo sviluppo economico orientato alla sostenibilità è infatti anche questione di caratteristiche di un tessuto industriale e di massa critica di imprese che muovono in una determinata direzione. Per Genovese, l’iniziativa pubblica quindi può essere necessaria anche se deve basarsi su compiute analisi di pro e contro riferite allo strumento. Se la prudenza è d’obbligo, è essa stessa che rende necessario un approfondito esame delle ragioni che possono avere fino ad ora disincentivato la Dnf volontaria delle società italiane, quotate e no. In questa direzione Consob ha in programma nelle prossime settimane mirate iniziative di rilevazione dati e confronto con l’industria.
Inoltre, avvertendo la delicatezza del processo di valorizzazione dei criteri Esg nella filiera finanziaria, Consob raccomanda alle imprese e agli stakeholders italiani di cogliere l’occasione della consultazione aperta dalla Commissione Ue sulla revisione della Direttiva in materia di Dnf per elaborare e portare avanti una strategia in questo campo, anche con la massiccia partecipazione alla consultazione.
Anna GenoveseconsobDnf