Indagine presso i grandi investitori istituzionali italiani
ET.sondaggio: patrimoni pronti all’Esg
La grande maggioranza degli investitori istituzionali italiani (Fondazioni, Fondi pensione e Family Office) ha ormai avviato la riflessione sugli investimenti socialmente responsabili. La finanza Sri nella percezione diffusa ha fatto il salto verso lo status di “modello di investimento”, abbandonando il concetto di filantropia. Inoltre, nel portafoglio cominciano ad apparire consistenti quote di asset Sri: a fronte del 37,9% di soggetti che dichiara di non avere alcuna esposizione, e al 17,24 che rivela di avere un’esposizione inferiore al 5%, c’è comunque un complessivo 26% che va oltre il 10 per cento. Infine, aspetto cruciale, emerge come i grandi detentori di patrimonio siano pronti a effettuare investimenti nell’economia reale (oltre la metà dei soggetti dice di aver effettuato o di essere pronto a investire in aziende), predilegendo imprese (nel 57% dei casi) con la capacità di integrare la Csr nella governance.
Sono i primi risultati del sondaggio che ETicaNews ha rivolto a un ampio panel di investitori istituzionali (ottenendo un tasso di risposta di circa il 20%): 111 grandi investitori istituzioni tra fondi pensione, fondazioni filantropiche e bancarie, casse di previdenza e family office, cui si aggiungono 31 fondi soci Assofondipensione. Un sotto-insieme, quest’ultimo, che presenta risultati ancora più incisivi rispetto al panel complessivo e che sarà protagonista dell’intervento che Assofondipensione porterà all’Integrated governance conference del prossimo 21 giugno (www.integratedgovernance.it; iscriviti qui).
CHIUSURA DEL CERCHIO
La conference si porrà infatti l’obiettivo di chiudere il cerchio tra pratiche di Csr e investitori indagando non solo gli sforzi di integrazione dei criteri Esg delle aziende, ma anche le scelte e gli approcci Sri dei grandi detentori di patrimoni. Come si agisce Sri e come si scegli Sri, in altre parole la governance degli investimenti Sri, rappresenta infatti la quadratura anche per l’evoluzione della responsabilità sociale d’impresa delle aziende che è in cerca di una direzione precisa. E per la quale si profila, finalmente, il ruolo di leva di attrattività per gli investitori e strumento concreto per la finanza aziendale.
LA CHIAVE DEGLI ESG
I protagonisti sono, ovviamente, i fattori environmental social e governance (Esg), ovvero la trasposizione in finanza degli elementi della Csr. Su questo fronte, già oltre la metà degli investitori, il 52% di chi ha risposto al sondaggio, ha dichiarato di integrarli nelle scelte di investimento. La modalità di integrazione dei criteri Esg più utilizzata è la definizione diretta da parte dell’investitorie delle linee guida Esg per il gestore (per il 53%), un 27% preferisce invece affidare al gestore l’individuazione delle linee guida Esg. Avviata ormai anche la riflessione sugli investimenti a impatto: il 52% degli investitori interpellati indica che la propria organizzazione effettua investimenti ad impatto o che sta valutando di effettuarli. In particolare, la strategia dell’impact investing è considerata un modello concreto di sostegno del territorio per il 39% di questi investitori.
L’OCCASIONE INTEGRATED GOVERNANCE
Ma la partita sembra davvero giocarsi sulla integrated governance, ossia su una modalità di governo dell’azienda che sia capace di interiorizzare gli elementi di sostenibilità. Ebbene, questo è uno dei risultati più interessanti del sondaggio. Non solo emerge una certa propensione a investire in aziende. Ma, nella scelta dell’azienda, emerge la governance integrata come criterio centrale nelle preferenze degli investitori: secondo il sondaggio, il 57% degli investitori interpellati accorda la propria preferenza alle aziende capaci di integrare gli aspetti Esg nel buon governo dell’impresa.
Elena Bonanni
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